Evento mondiale per eccellenza e simbolo della pacifica convivenza dei popoli, le Olimpiadi hanno tuttavia innestato da sempre sull’intrinseco aspetto sportivo anche valenze politiche ed economiche. I Giochi di Pechino non sono da meno, anzi. Sempre più con l’avvicinarsi dei Giochi, sono diventati vetrina per le manifestazioni di dissenso verso il potere e della sua risposta. Occorreva correre ai ripari. A inizio giugno è stato diffuso dalle autorità un vademecum con 57 indicazioni per i visitatori. Inviti che corrispondono a ordini per potere essere non solo graditi ospiti nella Repubblica popolare cinese, ma sportivi educati secondo le regole locali, utili a rendere l’esperienza cinese più positiva e meno frustrante per gli stranieri, meno invasiva per il paese ospitante. Non graditi ospiti sono Hiv positivi, malati mentali, potenziali terroristi e spacciatori: categorie comunque che normalmente non sbandierano la loro condizione. Meno controllabili, non presentando marcate caratteristiche di diversità somatica rispetto ai cinesi, i musulmani uiguri e i tibetani irredentisti hanno, di converso, molta più facilità di manovra ed è soprattutto su di essi che i servizi di sicurezza stranieri puntano l’attenzione nel periodo dei Giochi.