18/07/2008
di Enrico VIGANÒ
Quando lo scoraggiamento e la disperazione sembrano prevalere, Dio stende la sua mano e indica la strada della speranza, della rinascita. È l’esperienza vissuta da Doretta Braga, una mamma di Canzo autrice del libro Mio figlio, un angelo che ha scelto di vivere (edizioni San Paolo).
La scrittrice racconta la nascita e la crescita di suo figlio Massimiliano, 12 anni, disabile. Una definizione che a lei non piace: «Rifiuto il termine “disabile”: mio figlio è “speciale”. Le parole disabile e handicappato sono un pugno nello stomaco. Chi siamo noi per classificare i bambini con difficoltà? È vero, hanno qualcosa di diverso rispetto ai “normali”; appunto, sono speciali».
Nel suo libro, Braga racconta con un linguaggio coinvolgente le tante difficoltà che hanno accompagnato la nascita di Massimiliano: la perdita di un primo figlio al terzo mese, l’attesa di una seconda gravidanza, la «superficialità» e l’«arroganza» di alcuni ginecologi e pediatri, le ansie e i momenti di angoscia nei primi mesi di vita, il correre da un nosocomio all’altro alla ricerca di un luminare che desse una risposta alle molte complicazioni medico-sanitarie che si susseguivano.
Frequentando i vari ospedali, però, Doretta scopre che esistono situazioni peggiori di quella di suo figlio e si sente «fortunata» rispetto a chi è «più sfortunata di me». Inizia così il cammino che la porterà ad accettare la sua «situazione»: «Accettarla con forza e speranza, non subirla», nella convinzione che suo figlio non deve essere considerato «una vergogna da nascondere», ma «un dono e una benedizione di Dio».
Anche il suo matrimonio ne trae giovamento: «Il nostro bambino – scrive Braga – ha cementato la nostra unione rendendola indissolubile. Mio marito e io, insieme, ci sentiamo più forti». Parole che scaturiscono da due cuori che hanno vissuto la sofferenza e che nelle notti insonni trascorse nelle sale d’attesa dei vari ospedali o fuori dai reparti di terapia intensiva hanno trovato la forza di «iniziare a pregare».
La fede aiuta Doretta a superare anche comprensibili momenti di disperazione e di smarrimento: «Non potevo arrendermi perché il percorso si era complicato». «Con Massi ho ritrovato la voglia di ridere e di cantare – dice Doretta -. Sono felice della sua felicità. È un angelo. È dolcissimo, carismatico, bellissimo. E anche se non parla, sa esprimersi benissimo con i gesti. Mi ha insegnato a vivere il presente e a non pensare al futuro, a risolvere i problemi giorno dopo giorno. Dovessi tornare indietro, vorrei avere subito quattro figli, ma uno come Massi sempre».
Doretta ha ripreso a lavorare con mansioni di responsabilità in una grande azienda ed è presidente di sezione dell’associazione genitori de “La Nostra Famiglia”, che ha come finalità la tutela dei diritti dei bambini “speciali” e delle loro famiglie. Il ricavato dalla vendita del libro verrà devoluto all’associazione Arcobaleno di Pontelambro.
Il 1° settembre verrà inaugurata la Casa di Dario, che ospiterà ragazzi “speciali” che hanno terminato il periodo di permanenza all’interno de “La Nostra Famiglia”. «Vorrei vendere un milione di copie del mio libro – conclude Braga – per permettere a questa casa di accoglienza di iniziare la propria attività in maniera ottimale».