Da Vatican News
Il Collegio francescano Terra Sancta di Aleppo è stato colpito da un attacco russo che ha causato gravi danni. La notizia è stata confermata dal vice premier e ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, con un «appello a tutte le parti in conflitto in Siria perché sia tutelata la popolazione civile. Continuiamo ad assicurare ogni possibile assistenza agli italiani in Siria», scrive Tajani. Come riferiscono i francescani, «non ci sono vittime» all’istituto situato all’interno del compound del convento, vicino alla chiesa dove in serata era in programma la celebrazione della Messa della prima domenica d’Avvento.
Patton: in preghiera per la Siria martoriata
Anche il custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, in una nota diramata in serata conferma che «grazie a Dio, non ci sono vittime né feriti, solo l’edificio è risultato danneggiato» dalla bomba caduta sul Collegio. «I nostri frati e i fedeli della parrocchia stanno tutti bene. Dalla nostra Curia siamo in costante contatto con loro. Ci riferiscono per ora di una crescente tensione e timore della popolazione civile di Aleppo per gli imprevedibili sviluppi del confronto in atto», informa il padre custode che invita frati, cristiani di Terra Santa e tutte le Chiese a unirsi «in preghiera per la pace in Siria martoriata da lunghi anni di guerra e violenze. La parola di Dio di questa prima domenica d’Avvento – afferma ancora Patton – ci invita a mantenere viva la speranza per una prospettiva di pace. Accogliamo questa esortazione, e preghiamo che si realizzi per i nostri fratelli siriani».
Aleppo nelle mani dei ribelli
Il bombardamento del Terra Sancra College è una delle conseguenze del caos in cui, in neanche cinque giorni, è risprofondata la Siria. Per la prima volta dall’inizio del conflitto nel 2012, Aleppo, la seconda città più grande del Paese nonché una delle più antiche al mondo, già nel 2016 scenario di una cruenta battaglia, dopo otto anni di controllo governativo è nelle mani dei ribelli jihadisti anti-Assad. La conferma proviene dagli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione non governativa con sede a Londra ma dotata di una rete di attivisti sul terreno. I jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham e le fazioni ribelli alleate «controllano la città di Aleppo, eccetto i quartieri controllati dalle forze curde. Per la prima volta dall’inizio del conflitto, la città di Aleppo è fuori dal controllo delle forze del regime siriano», ha detto all’agenzia Afp Rami Abdel Rahman, capo dell’Osservatorio.
Sostenuto dalle forze aree russe, l’esercito governativo siriano ha sferrato un contrattacco nella serata di ieri: il Ministero della Difesa di Mosca ha comunicato che «sono stati effettuati attacchi missilistici e bombe su luoghi di ritrovo dei militanti, punti di controllo, magazzini e postazioni di artiglieria».
Sostegno dell’Iran
«Contro i gruppi terroristici» giunge una piena manifestazione di sostegno al governo e all’esercito siriani da parte dell’Iran. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, citato dall’agenzia Irna. Ieri lo stesso Araghchi ha annunciato che avrebbe visitato Damasco nella giornata di oggi per portare il messaggio di supporto della Repubblica islamica all’alleato Assad.
Vittime e sfollati
Dall’inizio delle violenze, circa cinque giorni fa, i morti sono oltre 300, gli sfollati almeno 15 mila, secondo quanto riferito dalle Nazioni Unite. Numeri destinati a salire già nelle prossime ore considerando che le forze jihadiste sono entrate anche nella regione di Hama, nella Siria centrale. L’Onu ha intanto avviato l’evacuazione da Aleppo verso Damasco, nel primo convoglio di auto anche alcuni italiani a bordo.
L’agenzia governativa di notizie Sana ha smesso di inviare notizie, indizi che fanno ipotizzare in molti un golpe a danno di Bashar al Assad, il quale invece assicura che la Siria «sconfiggerà i terroristi».
Paure e speranze della popolazione
La gente intanto continua a sperare, come spiegano alcuni abitanti di Aleppo che, in alcune comunicazioni via WhatsApp, dicono di «vivere giorno per giorno», pensando «a quando non vivremo più questa situazione drammatica». Tra bombardamenti, coprifuoco, colpi di mortaio, cecchini, «la vita quotidiana non è facile» e «la gente ha paura». «Le strade sono vuote perché si temono i colpi di mortaio sulla gente. Anche dagli ospedali vicino a Damasco il personale è andato via. Siamo ridotti al minimo… C’è angoscia».
L’appello del nunzio Zenari
Un appello a risparmiare i civili ad Aleppo proviene dal nunzio apostolico a Damasco, il cardinale Mario Zenari, il quale – al telefono con l’Adnkronos – sottolinea che la Chiesa cattolica, «piccola minoranza in Siria», non ha le forze sufficienti per svolgere un ruolo di mediazione nel contesto di Aleppo. Anche perché «durante la guerra abbiamo perso i due terzi dei cristiani», afferma il porporato. Suo auspicio, ascoltando le dichiarazioni che arrivano dai jihadisti e dalle forze alleate che hanno occupano Aleppo, è che la popolazione civile non venga coinvolta negli scontri: «Questi rivoltosi hanno assicurato che non toccheranno i civili e finora è così. Hanno dato loro istruzioni di restare in casa. Ma è ovvio che in un modo o nell’altro la gente è coinvolta». Lo dimostrano le decine di migliaia di persone sfollate da quando sono iniziati gli scontri. Quello che invece potrebbe fare la comunità internazionale, suggerisce Zenari, è lavorare per «prevenire i conflitti», perché «la comunità internazionale si muove sempre in ritardo. Eppure il conflitto israelo-palestinese era prevedibile. La guerra tra Ucraina e Russia era prevedibile. La comunità internazionale deve agire prima, per prevenire i conflitti e non agire dopo per raccogliere i cocci».
«Tutta la Siria soffre e la gente non ha più speranza – prosegue il cardinale, da sedici anni in Siria – per i siriani l’unica speranza è quella di poter scappare da questo Paese» e la prima «destinazione è l’Europa. La presa di Aleppo avrà conseguenze in questo senso, darà una nuova spinta verso l’emigrazione in Europa».