«Dopo il Primo maggio è scandaloso apprendere che nel 2021 si muoia ancora sul lavoro, e in questo caso, a pochi mesi, nello stesso settore e territorio, dalla morte di un’altra ragazza: queste notizie rappresentano la fragilità del lavoro. È assurdo anche che non si sia ancora riusciti a utilizzare l’imponente innovazione tecnologica e scientifica, che è la protagonista del nostro tempo, perché più nessuno muoia sotto un qualche macchinario». Così il vicepresidente delle Acli con delega al lavoro, Stefano Tassinari, commenta la morte di Luana D’Orazio esprimendo a nome dell’associazione «sgomento» e stringendosi «attorno ai familiari e ai colleghi dell’operaia di Pistoia». «Oggi – prosegue Tassinari – l’attenzione sulla sicurezza deve essere raddoppiata perché la pandemia e la crisi sociale stanno acuendo una tendenza nella quale, per la necessità di trovare un’occupazione, si espone spesso tanti lavoratori, soprattutto giovani, a condizioni non sufficientemente sicure».
Si unisce al cordoglio Chiara Volpato, responsabile nazionale del Coordinamento Donne Acli: «Fa scalpore la morte di una giovane donna, avvenuta in maniera così drammatica perché, come è noto, gli infortuni femminili sul lavoro sono il 38% del totale e, quasi tutti, avvengono in itinere, come si legge dai dati Inail annuali». «Le donne, infatti, sono difficilmente adibite a mansioni pericolose, ma purtroppo – prosegue Volpato – vediamo avverarsi, in questo caso, quello che la ricerca “Valore Lavoro” del Coordinamento Donne aveva già evidenziato tre anni fa, ovvero che le giovani donne sono più propense dei coetanei a derogare ai propri diritti e alla sicurezza, pur di lavorare. Il fatto che la vittima fosse una giovanissima mamma – conclude la responsabile nazionale – crea ancora più sconcerto e ci induce a riflettere sull’opportunità di potenziare la formazione continua sul tema della sicurezza in azienda e, soprattutto, ci impone di vigilare maggiormente, perché vengano rispettate tutte le norme e le precauzioni».