Ma chi aveva il coltello dalla parte del manico? Il Governo greco che minacciava di non ripagare un debito pubblico che quasi nessuno pensa verrà ripagato (almeno per intero)? O le istituzioni dell’eurozona che possono chiudere il rubinetto della moneta in 24-48 ore, mettendo le banche greche in ginocchio, e quindi l’intero Paese?
Stabilito questo, e al netto della pantomima politica che le parti hanno dovuto (e nel caso greco, voluto) recitare ognuno per salvaguardare faccia e interessi propri, il manico del coltello stava appunto da una parte precisa e non c’è voluta alcuna azione cruenta per riportare il governo di Alexis Tsipras a quel tavolo di trattative che aveva abbandonato all’improvviso per sottoporre al popolo greco la scelta di accettare o meno le condizioni dell’eurozona. Referendum che appunto le ha rigettate, ma che è durato lo spazio di un mattino. Tsipras non solo è tornato a trattare, conscio che la situazione finanziaria del suo Paese è al collasso, ma ha dovuto addirittura promettere più di quanto gli veniva richiesto prima del referendum: una manovra di oltre 12 miliardi di euro (prima: 8,5 miliardi) in due anni. Considerato il Pil di Atene, è come se Renzi tornasse a casa con una manovra da 100 miliardi di euro per l’Italia. Da svenire.
O da morire, se non fosse che la manovra in questione si basa tutta o quasi su nuove tasse o sulla fine di certe incredibili esenzioni fiscali: come quella che praticamente lascia fuori il Fisco ellenico dalle tantissime isole dell’Egeo e dalle tasche dei contadini. Si conta di spennare un po’ di più i miliardari locali, ben trattati addirittura a livello costituzionale e comunque da tempo con i patrimoni messi al sicuro in paradisi fiscali. Una torchiatona agli utili aziendali, semmai le aziende greche ne faranno in queste ostilissime condizioni: nessuno presta loro soldi, nessuno pensa che siano produttrici di ricchezza per il Paese, nessuno le mette in condizione per competere con la concorrenza estera, o comunque di non rimanere avvolte nella rapace burocrazia locale (tutte cose che noi italiani…). Cresce l’Iva, e crescerà di più come aumenteranno altre tasse se la manovra promessa da Tsipras e compagni non darà i frutti sperati.
Tutti sanno che ciò non accadrà, l’eurozona sa perfettamente che così si dissangua un anemico: nessuno ha un’idea di come sarà questo Paese tra sei mesi. Ma, appunto, questa è l’ultima delle preoccupazioni sia della classe dirigente ellenica sia dei politici e burocrati europei.
Un rinvio, dunque. L’impressione è che questi rinvii abbiano un unico scopo: quello di studiare il modo per espellere la Grecia dal gruppo dell’euro e lasciarla al suo destino. Nel mezzo, il rigore e gli interessi dei creditori; le ambasce e le furbizie dei debitori. Le enormi difficoltà di troppe persone. Che brutta partita.