Sono di nuovo davanti alla Sottoprefettura e aspetto di collegarmi alla rete. E mentre scarico i messaggi, comincia una processione di camion che portano i corpi estratti dalle macerie: alcuni sono nelle bare, altri coperti con lenzuola, altri senza. Il cielo si riempie di elicotteri, uno di esse sta ancora portando dell’acqua per spegnere l’incendio nel porto, gli altri penso che portino gli aiuti internazionali. Ho incontrato infatti un gruppo di soccorritori (penso si tratti di asiatici) e poi degli spagnoli. È il terzo giorno e finalmente ci sono, almeno alcuni.
Mi avvio verso i quartieri dove ci sono tanti palazzi crollati: in uno c’è una famiglia cristiana. Incontro uno dei nostri parrocchiani, C.K., un uomo povero che vive da solo: mi chiede di benedirlo e mi da 5 pani turchi (pide) da dare agli “altri”. Non li voglio prendere, insiste, lo invito all’episcopio. Da Mersin arriva padre Roshan ofmcap con un camion pieno di viveri e l’acqua: prendiamo il necessario, una parte la daremo agli amici armeni e per il resto padre Roshan parte per Antiochia. Quest’ultima è interamente distrutta. Qualcuno mi dice: «Padre, rispetto ad Antiochia, Iskenderun è un paradiso!».
John, il direttore della Caritas Anatolia, è di nuovo con noi e si fa in quattro per distribuire gli aiuti. Nel frattempo quelli che si erano rifugiati da noi partono per altre città, ma poi ne arrivano altri.
Celebro la Messa; quanto è difficile dire qualche parola di consolazione a chi ha perso tutto! Lèggiamo la creazione e Dio continua a creare!
Non siamo soli. Tante diocesi italiane, amici preti campani, emiliani, spagnoli, ungheresi, americani, israeliani chiamano, dicendo che ci aiuteranno. La Compagnia di Gesù, il Padre generale, il Provinciale italiano, il Presidente dei Provinciali europei direttamente o indirettamente si fanno vivi.
Ritorno alla Cattedrale che non c’è più, ricontrollo il telo con cui avevamo cercato di coprire l’altare di marmo antico. Guardando alla Madonna che sta sempre in piedi, mi dico: «Qui celebreremo di nuovo e presto».
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