Voce di festa è la nuova raccolta di canti (ed. Indialogo), pensata per arricchire e rendere più partecipate le liturgie e gli incontri di ragazzi, giovani e adulti. A farsi promotrice dell’iniziativa editoriale è l’Azione cattolica ambrosiana, «nella consapevolezza che la cura della liturgia sia un’attenzione non accessoria nell’attuale panorama ecclesiale», spiega la presidente diocesana Silvia Landra. Si tratta di quattordici proposti, con testi ideati e musicati da giovani autori e da altri già noti, come Claudio Burgio, Giancarlo Boretti e Luca Diliberto. Per oltre un anno un gruppo di autori, musicisti e coristi ha lavorato attorno al progetto, per realizzare testo e cd, ora approdato in libreria. Per ciascun canto il fascicolo descrive il significato testuale e indica le possibilità di utilizzo in ambito liturgico o nei vari incontri comunitari. Le tracce si possono ascoltare e imparare utilizzando il cd allegato al libretto. Incontriamo Luca Diliberto che ci racconta la progettazione e la realizzazione di questo lavoro.
Come è nata l’idea di realizzare nuovi canti per la liturgia?
Scrivendo e occupandomi di canti da più di trent’anni, pensavo di aver raggiunto un tempo nel quale questo lavoro sarebbe toccato ad altri. Invece, con mia sorpresa, la presidenza dell’Azione cattolica mi ha cercato e mi ha chiesto di progettare un’articolata proposta di nuove composizioni. Sono stato molto felice di questo invito, perché l’Ac diocesana ha alle sue spalle una storia lunga e significativa in questo campo, che ha intrecciato e valorizzato produzioni di autori come Sequeri, Varnavà, Meregalli, Carenini, Di Mauro. Con loro, e con molti altri, ho lavorato e ho imparato moltissimo: mi sembrava così di avere ancora qualcosa da dire anch’io. Particolarmente stimolante è stata l’idea di costruire la raccolta a partire dai verbi consegnati all’Azione cattolica italiana da papa Francesco, nell’incontro del maggio 2014: Rimanere – Andare – Gioire. È stata una bella sfida!
Come deve cambiare, secondo te, l’animazione nelle nostre realtà locali?
Sento sempre più necessaria l’urgenza di un’animazione che parta dalle comunità che si radunano e non da criteri troppo astratti e lontani. L’assemblea, di cui siamo a servizio ogni domenica, ci obbliga a essere seri. La serietà significa che gesti e scelte siano veramente il frutto di un discernimento comunitario rispettoso del contesto e della vita di chi, ancora, vuol radunarsi attorno all’altare del Signore. Più concretamente, trovo importantissima la cura nella proclamazione delle letture e, per i canti, la riflessione su quelli che maggiormente possono aiutare alla comunione nella preghiera. Perché, davvero, quell’assemblea sia finalmente un’unica «voce di festa».