Fare missione, oggi, è ancora possibile? Chi sono i missionari e quali terre abitano? Lontane frontiere o periferie di casa nostra? Lo speciale di «Viaggio nella Chiesa di Francesco», in onda domenica 27 novembre su Rai1 alle 00.35 affronta il tema del “fare missione” e dell’essere missionari nel 2022.
Ieri e oggi, tuttavia, il missionario rischia la propria vita. Sequestri, violenze, uccisioni. «Per me fare missione è solo nell’incontro, anche con chi ti punta in faccia un kalashnikov», dice padre Pier Luigi Maccalli, sequestrato in Niger per mesi: ventun’anni di missione, padre Maccalli fa suo il tema lanciato da papa Francesco nella 96esima giornata mondiale della Missione, celebrata nell’ottobre scorso, “Di me sarete testimoni”.
Grazie all’aiuto di missionari italiani, Kindi Taila ha potuto studiare, laurearsi, diventare medico ginecologo. Oggi è lei stessa “missionaria”. Aiuta donne, anche italiane, in difficoltà e ai ragazzi dice: «Studiate, studiate, studiate, costruite il vostro futuro» (leggi qui la sua testimonianza al Festival della Missione).
Sulle frontiere dell’odio
«Quando un missionario arriva in una terra, ne beneficia tutta la comunità locale, e si innescano cambiamenti profondi. Per questo i missionari sono così spesso oggetto di odio e persecuzione»: Alessandro Monteduro, presidente di Aiuto alla Chiesa che soffre, Fondazione di diritto pontificio, fa un quadro della situazione in un mondo che vede 416 milioni di cristiani vivere in situazioni a rischio di persecuzione. Una persecuzione che spesso avviene nel silenzio generale. Per questo, oltre al sostegno pratico ed economico alle comunità perseguitate, è necessario un paziente lavoro culturale.
Tocca a tutti
E chiamati a essere missionari sono tutti i battezzati. Ovunque nel mondo e nel mondo vicino casa. In Inghilterra fino a 150 anni fa i cattolici non avevano neppure il diritto di voto: lì dove ancora oggi sono una presenza molto esigua e guardata con sufficienza dalle élites anglicane, Pierpaolo e Chiara Finaldi, di origini italiane e polacche, sette figli, sono infaticabili animatori attraverso una casa editrice e un grande lavoro di apostolato. La loro è un’autentica testimonianza cattolica.
Fare missione oggi non è impossibile per i ragazzi di Scholas Occurrentes, una proposta educativa voluta da papa Francesco già presente in 190 Paesi con una rete di quasi 500 mila scuole. A ottobre, a Roma, ha coinvolto i licei del VI municipio di Roma – il più giovane, ma anche il più problematico della capitale – in una settimana sulla “cittadinanza”. Presso l’Istituto Emilio Sereni, un incontro con attività ludiche e riflessioni che è diventato dialogo sulle difficoltà dei ragazzi a scuola e nel quartiere. Un modo per cercare insieme soluzioni da proporre al consiglio municipale. È solo l’inizio di un percorso, che prevede una riunione al mese al municipio per continuare a lavorare insieme sulle idee nate quei giorni. «La nostra prima domanda quando li incontriamo è “come state?”, che può sembrare una domanda banalissima – dice Alessandra Graziosi, coordinatrice di Scholas in Italia -. In realtà in quel “come state” c’è un po’ tutto, cioè come vi sentite, cosa vi passa nel cuore, cosa vi passa per la testa».
E, infine, l’attore e regista Kim Rossi Stuart in una intervista esclusiva parla di lavoro, fede e famiglia: «Io ho sempre ho vissuto il mio lavoro come una missione, sempre. Faccio questo mestiere proprio perché all’interno di un film si possono raccontare cose che sono un buon nutrimento per uno spettatore. Ecco, a me piace questa metafora del mio mestiere, che possa essere nutriente».
“Io sono missionario” speciale di “Viaggio nella Chiesa di Francesco” va in replica su Rai Storia domenica 4 dicembre alle 12.30 e, per l’estero, sui canali di Rai Italia.