Venerdì 10 novembre alle ore 21 l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, presiederà la Messa di riapertura della chiesa prepositurale di San Martino a Treviglio. Durante la Messa verrà officiato il rito di consacrazione dell’altare, nel quale verrà inserita una reliquia proveniente dal Vaticano.
La riapertura della chiesa sarà preceduta, mercoledì 8 alle ore 18, da un convegno presso l’auditorium della Cassa Rurale Bcc Treviglio sul valore sociale dell’arte: con il parroco mons. Norberto Donghi e il sindaco Juri Imeri sarà anche l’occasione per presentare i diversi progetti in corso nella Comunità pastorale.
La chiesa era stata chiusa a fine dicembre 2022 (leggi qui la notizia) e nei 10 mesi di cantiere è stata sottoposta a importanti opere di efficientamento energetico, consolidamento strutturale, ripulitura degli affreschi, sotto la direzione lavori degli architetti Claudia Bencetti e Gaetano Arricobene.
La Messa con dedicazione dell’altare, celebrata dall’arcivescovo mons. Mario Delpini venerdì 10 novembre alle ore 21, inizierà con la chiesa illuminata da luci soffuse. Dopo l’omelia ci sarà la consacrazione: un marmista inserirà nell’altare una reliquia proveniente dal Vaticano. È terra prelevata dalla tomba di San Pietro e indica il legame tra la chiesa cittadina e la Chiesa di Roma. Il marmista sigillerà la reliquia nell’altare e, in seguito, mons. Delpini procederà con l’unzione di tutto il piano dell’altare. In quel momento si accenderanno tutte le luci e la chiesa sarà illuminata in tutto il suo splendore.
Il vecchio impianto di riscaldamento ad aria è stato sostituito da un nuovo impianto ad acqua a pannelli radianti, installato su piattaforme che si trovano sotto alle panche. Ciò ha consentito di sostituire la vecchia caldaia da 900 kw con un modello efficiente e moderno da 100 kw: la produzione di anidride carbonica è stata così decimata.
La vecchia caldaia, ad aria, provocava condense, sbalzi di temperatura, movimenti d’aria che portavano le polveri fino ai soffitti, danneggiando gli affreschi. Problemi scongiurati dai nuovi sistemi, che garantiscono una temperatura confortevole da terra fino a 2 metri d’altezza.
Nella zona del presbiterio il riscaldamento è sotto al pavimento: i marmi sono stati rimossi, sono stati sostituiti quelli rovinati e riutilizzati quelli ben conservati, preziosi o rari. Alcune delle cave da cui furono estratti, sono infatti esaurite.
L’opera di salvaguardia delle coperture è stata completata nel 2022 e ha comportato la risistemazione di tutti i tetti e, in alcuni casi, anche delle travi. Tutte le tegole sono inoltre state fissate l’una all’altra, in modo che non si muovano neppure in caso di eventi atmosferici estremi come quelli avvenuti negli ultimi mesi. Era un’operazione urgente e non più rimandabile, avviata a seguito della caduta di un decoro della facciata sul sagrato.
Tutti gli affreschi sono stati restaurati da un’azienda di restauratori specializzati: hanno rimosso lo sporco che, nel tempo, si era depositato sui dipinti. Ciò ha fatto emergere o riscoprire diversi dettagli, come una particolare decorazione attorno alle figure di san Pietro e San Paolo, accanto all’ingresso.
Sono state restaurate in profondità le bussole lignee, delle quali ora si possono apprezzare le venature del pregiato legno di noce di cui sono fatte.
L’impianto elettrico è stato completamente rifatto, ora è a norma di legge e più sicuro. La valorizzazione delle opere d’arte passa che attraverso una nuova e suggestiva illuminazione. Realizzata con moderne lampade a led, alterna luci diffuse a proiettori con ottiche speciali che puntano direttamente ad illuminare e valorizzare i dipinti e i diversi elementi architettonici della chiesa.
L’organo è stato smontato e con tutte le sue 2.500 canne è in fase di restauro nel laboratorio specializzato della ditta Pirola. Il 50% delle spese sono sostenute da fondi della Cei (Conferenza episcopale italiana) provenienti dall’8xmille. Il primo organo della chiesa fu realizzato alla fine del 1500 da Antegnati, poi rifatto dal Serassi nel 1816 e ampliato nel 1860 fino ad arrivare alla forma odierna, a opera del Tamburini e del Locatelli nel 1924-25.
Il Polittico di Zenale e Butinone è stato smontato, nell’attesa che venga posizionato nel nuovo museo pronto a febbraio 2024 (leggi qui la notizia). Sotto al Polittico è emerso un affresco che rappresenta Santa Apollonia: nelle prossime settimane verrà deciso come intervenire sull’opera.