Alla ricerca del Volto Santo. Nel silenzio del venerdì della Via Crucis al Colosseo, lo Speciale Venerdì Santo di «Giubileo 2025 – Pellegrini di Speranza» – il programma di Stefano Ziantoni scritto con Nicola Vicenti in onda su Rai1 il 7 aprile alle 23.50 -, propone una riflessione sul volto di Gesù sofferente ai giorni nostri. Migranti, terremotati, affamati. E ancora, sfollati da guerre e disastri naturali. «Bisogna capire che molte sofferenze di migranti e rifugiati non sono tragedie – dice il cardinale Michael Czerny, Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e inviato del Papa in aree di crisi -. Una tragedia è fatta da cose più grandi dell’uomo, queste persone non sono vittime solo di forze più grandi dell’uomo, ma spesso sono vittime di crimini e i crimini hanno un nome e cognome».
Ma il Volto Santo è anche la storia di un velo, quello della Veronica, che ha impresso in un’istantanea la sofferenza dell’uomo condannato al Calvario. «Tutti conosciamo questo episodio della Via Crucis – dice fra Agnello Stoia, parroco della Basilica di San Pietro -. Questa donna coraggiosamente avanza tra la folla e porge a Gesù questo telo perché lui possa pulirsi, un gesto di umanità e a questo gesto di umanità Gesù risponde donando il suo volto».
Nel cinema
Un volto, uno sguardo, che oltre la finzione diventa strumento di pace e di conversione. È quanto è successo all’attore Pietro Sarubbi che, nei panni di Barabba nel film The Passion di Mel Gibson, resta folgorato dall’intensa espressione di Jim Caviezel che interpreta Gesù: «Qualcosa ha cominciato a scavarmi dentro, un soprassalto, una domanda. Poi un giorno un sacerdote mi regala Deus Caritas est, l’enciclica del Papa. La apro distrattamente e leggo per caso una frase: “Il Signore ci viene incontro attraverso lo sguardo di uomini da cui traspare”. Era quello che era successo a me”. E, legata sempre alla realizzazione di quel film, la riflessione di Francesco De Vito anche lui attore, chiamato a interpretare l’apostolo Pietro: «Nessuno vuole mostrarsi vulnerabile, nessuno vuole mostrarsi debole, ma è proprio quello che ci rende unici e che ci dà la forza, perché ci rende umani. Quando rinnega Gesù, in quel momento Pietro è super umano, perché non ce la fa. Ma dall’altra parte non c’è giudizio, anzi gli viene detto: “Ti ho avvertito e ti sto perdonando”».
I simboli
Dal dipinto a incisione di Ugo da Carpi, voluto per il Giubileo del 1525, in mostra nella Sagrestia di San Pietro, fino alla cella campanaria della Basilica Vaticana, per la prima volta ripresa dalle telecamere di Rai Vaticano, nello speciale anche un viaggio nei simboli liturgici del triduo pasquale: Croce, silenzio e fuoco. «Perché ci sia luce occorre che qualcosa si consumi allora perché ci sia una risurrezione occorre che prima ci sia l’offerta della vita di sacrificio – dice monsignor Corrado Maggioni, Presidente del Comitato dei Congressi Eucaristici, e Consultore dell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche-. il fuoco ha questa capacità di significare la vita, una vita che nasce da qualcosa che deve morire per poter produrre luce e calore. Nel buio, nelle tenebre il Cristo ha acceso una luce che è segno di speranza e di vita».