Alla vigilia di uno degli anniversari più importanti di quest’anno – il sessantesimo dell’apertura del Concilio, l’11 ottobre 1962 – Ettore Malnati e Marco Roncalli, un teologo e un saggista in larga familiarità con la storia del Vaticano II e del Pontefice che lo convocò, mandano in libreria per i tipi di Bolis Edizioni il volume Giovanni XXIII. Il Vaticano II un Concilio per il mondo. Si tratta di un’opera che riesce a offrire una sintesi godibile della genesi e dell’avvio di quello che papa Francesco, nella sua prefazione, definisce un «evento di grazia per la Chiesa e per il mondo», «i cui frutti non si sono esauriti» e che «non è stato ancora interamente compreso, vissuto e applicato».
«Rivedendo in queste pagine gli anni di preparazione e poi la prima sessione del Concilio – la sola che Giovanni XXIII ha conosciuto prima della sua morte – si riesce a capire bene come il Papa abbia cercato di conciliare il suo ruolo di pastore universale e il rispetto per il pensiero e il lavoro dei vescovi. […] Li consultò, li ascoltò, lasciò ai vescovi e ai teologi la loro libertà di ricerca, intervenendo lui stesso quando necessario», osserva introducendo queste pagine frère Alois, priore della Comunità ecumenica di Taizé, che pure evidenzia: «Uno degli aspetti interessanti del libro è il costante riferimento, molto frequente, alle fonti dirette: alle pagine del diario personale del Santo Padre stesso, ma pure a quelli di diversi protagonisti del Concilio, facendoci così conoscere le attese, le speranze, le inquietudini degli uni e degli altri».
Le opere e i giorni, come un film
Nell’arco di dodici capitoli – tutti leggibili anche per i non addetti ai lavori, quanto affidabili nei rimandi ai documenti originali e negli apparati di consultazione – viene qui ripercorsa con acribia tutta la vicenda conciliare durante il pontificato giovanneo: l’ispirazione e la decisione, l’idea e la nuova prospettiva, l’annuncio, la fase antepreparatoria e preparatoria, l’apertura dell’assise e l’avvio tumultuoso, le linee emergenti, i protagonisti, i problemi aperti nelle sessioni… Insomma le opere e i giorni del “Magno Sinodo” – compresi quelli dell’intersessione fino alla morte di Papa Roncalli e alla continuazione del Concilio ad opera di Paolo VI – ripercorsi come in un film. Raccontati, ma anche interpretati.
Inoltre i lettori scopriranno o riscopriranno testi del Pontefice e dei suoi collaboratori più vicini, seguiranno la vita dei Padri conciliari dentro e fuori dall’aula, ascolteranno le voci dei protagonisti delle Chiese di diversi continenti e avvertiranno l’eco di momenti difficili da dimenticare: come la crisi di Cuba – apertasi proprio all’avvio del Concilio – che portò il mondo sull’orlo di un conflitto nucleare, scongiurato anche grazie all’intervento del Pontefice bergamasco, preludio alla Pacem in terris, l’enciclica-testamento dell’anno successivo.
Storia e attualità
Non è tutto. È proprio papa Francesco a caricare di attualità queste pagine, che dunque non sono solo di storia. «Siamo in cammino, e una tappa fondamentale di questo cammino è quella che stiamo vivendo con il Sinodo e che ci chiede di uscire dalla logica del “si è sempre fatto così”, dall’applicazione dei soliti vecchi schemi, dal riduzionismo che finisce per voler inquadrare sempre tutto in ciò che è già risaputo e praticato», scrive. E continua: «Un libro come questo, che ci aiuta a riscoprire l’ispirazione del Concilio e come passo dopo passo questo evento abbia trasformato la vita della Chiesa, è l’occasione per affrontare meglio il percorso sinodale, che è fatto innanzitutto di ascolto, di coinvolgimento, di capacità di far spazio al soffio dello Spirito, lasciando a Lui la possibilità di guidarci».
Non dimenticando larga parte dell’eredità conciliare legata al Sinodo in corso, spiega ancora papa Francesco: «Dal Concilio Ecumenico Vaticano II abbiamo ricevuto molto. Abbiamo approfondito, ad esempio, l’importanza del popolo di Dio, categoria centrale nei testi conciliari, richiamata ben centottantaquattro volte, che ci aiuta a comprendere il fatto che la Chiesa non è un’élite di sacerdoti e consacrati e che ciascun battezzato è un soggetto attivo di evangelizzazione. Non si comprenderebbe il Concilio e nemmeno l’attuale percorso sinodale, se non si mettesse al centro di tutto l’evangelizzazione».