La chiesa dei Santi Cosma e Damiano a Rezzago è un gioiello romanico del Triangolo lariano. Al suo interno sono presenti anche notevoli affreschi rinascimentali, realizzati da Andrea de Passeri nel 1505. Un complesso di grande interesse, curato e aperto grazie ai volontari locali (informazioni su www.amicidelromanico-altavalassina.it ), al quale dedichiamo un ampio servizio sul numero di ottobre del mensile diocesano Il Segno.
Qui, invece, vogliamo proporre un approfondimento su una particolare immagine che si osserva a margine della grande scena della Pentecoste, illustrata nel presbiterio della chiesa di Rezzago. Si tratta di un uomo, raffigurato in piedi, barbuto e calvo, vestito con tunica e mantello come gli Apostoli, intento a leggere un libro che regge con la mano sinistra, mentre con la destra stringe un lungo serpente.
Nonostante sia un’immagine insolita, non fatichiamo a riconoscere san Paolo in quella figura maschile con il libro e il serpente. Come leggiamo negli Atti degli Apostoli (28, 1-6), infatti, Paolo, avendo fatto naufragio sull’isola di Malta, mentre raccoglieva dei rami per accendere un fuoco venne morso a una mano da una vipera, senza tuttavia patire alcuna conseguenza, tra lo stupore degli indigeni.
La simbologia del serpente nella Bibbia, tra Genesi e Apocalisse, non ha certo bisogno di spiegazioni. Tutti i commentatori, del resto, hanno sempre interpretato simbolicamente questo brano come la vittoria della missione evangelizzatrice di Paolo tra i pagani, reso immune per la potenza divina dagli attacchi del Maligno.
Il culto particolare per san Paolo taumaturgo, come protettore dal veleno dei serpenti e, per estensione, di altri animali nocivi (come scorpioni, ragni, tarantole), si è quindi diffuso fin dagli albori del cristianesimo, soprattutto nel Mediterraneo, con epicentro proprio a Malta. In Italia meridionale dal Medioevo sono attestate confraternite i cui adepti – chiamati di volta in volta sampaolari, serpari, cirauli, ecc. – erano specializzati proprio nel far guarire dai morsi velenosi attraverso appositi riti.
Tradizioni simili non sono ricordate in ambito ambrosiano. Ma anche nella Diocesi di Milano, tuttavia, cronache e documenti parlano dell’utilizzo della «terra di Malta», che si credeva avesse proprietà curative in caso di avvelenamento.
Dal punto di vista artistico e iconografico, la raffigurazione di Rezzago di san Paolo con una serpe in mano appare, a nostra conoscenza, pressoché unica, perché le altre immagini note, presenti soprattutto a Malta e nel sud d’Italia, illustrano il momento in cui l’Apostolo viene morso dalla vipera, oppure mostrano il santo attorniato da uno o più rettili, mentre tra le mani tiene come di consueto il libro e la spada.
Resta il mistero del perché il pittore De Passeri a Rezzago abbia voluto raffigurare san Paolo proprio con questa singolare immagine. Un’indagine che continua.