Il blu notturno del cielo inonda tutto lo spazio. Si potrebbe dire che lo spazio è il cielo, oppure che il cielo è spazio. E nello spazio che è anche cielo, il Re David, con la corona in capo e la cetra fra le mani, suona e intona il suo canto, sospeso nell’aria. Il suo corpo grandeggia nel cielo immenso, fra due lune e dinanzi ad una donna, anch’essa sospesa (Betsabea? o forse immagine di Israele?), che danza.
Sotto Vitebsk, la città natale di Chagall, persa in Russia e nella memoria, ma sempre presente al pensiero dell’artista, che ancora una volta, fra terra e cielo, mescola cose diverse: il tempo che fu, il futuro e la vita che danzano davanti a lui e la Bibbia di Re David che suona la cetra.
Nell’ebraismo, Davide, della tribù di Giuda, è il re di Israele e da lui discenderà il Messia. Chagall ne racconta , con ricchezza cromatica, la grandezza e la bellezza.
Simboleggia Israele, ma ne lega il destino anche al cristianesimo e per questo l’opera introduce la mostra del Museo Diocesano, posta su un affascinante bilanciere, che precede l’ingresso dei visitatori nell’arca, dove sono esposte le guache dedicate a temi biblici, e allude al tema, caro a Chagall, della sospensione fra terra e cielo, offrendone una meravigliosa chiave di lettura in blu.