Non uccidere, non nominare il nome di Dio invano, non desiderare le cose altrui, non rubare e non dire il falso sono note affermazioni contenute nel Decalogo, che divengono provocazioni e laceranti interrogativi in questi mesi di guerra alle porte d’Europa. Un tornado di violenza inaudita che sta scuotendo le nostre democrazie, suscitando drammatici confronti tra le risposte che i governi sono stati costretti a predisporre con urgenza e l’umano sentire dei popoli. Da un lato vi è la comprensione politica e solidale con l’aggredito, cioè l’Ucraina. Dall’altro vi è la ripulsa verso gli effetti che il ricorso alle armi comporta, ovvero migliaia di vittime.
Confronto a tutto campo
Come difendere il diritto alla libera sovranità degli ucraini evitando spargimenti di sangue? Come ricostruire la pace? Sono tante le questioni che propone il conflitto e che affronteremo nel convegno «Legge Verità Libertà di fronte alle sfide del nostro tempo», che si terrà il 25 maggio a Palazzo Moriggia a Milano con illustri relatori (leggi qui la presentazione). Un momento di confronto a tutto campo per risvegliare la coscienza personale e sociale di donne e uomini, in vista della costruzione di una convivenza civile inclusiva, pacifica e giusta.
Discernimenti che prendono spunto dal volume Comandamenti per la libertà, edito da ITL libri e dedicato al Decalogo (in ebraico, le Dieci Parole). Dalla consegna a Mosè sul Sinai, esse hanno attraversato la storia giungendo sino a noi con immutata forza e attualità. Il Decalogo contiene i principi essenziali per la vita delle persone e per la società. Non sono parole impositive o proibitive, come talvolta banalizzato, ma sono offerte alla libera scelta dell’uomo. Certamente ogni epoca ha avuto la sua rilettura e attualizzazione. Questo libro tenta di rileggerli alla luce del magistero di papa Francesco, dei cambiamenti sociali in corso e della attualità, quale appunto purtroppo la guerra.
Risveglio delle coscienze
Padre Francesco Occhetta, autore della prefazione, scrive: «Questo volume è come un pozzo profondo, serve per attingere e ridonare le Dieci Parole che risvegliano la coscienza personale e sociale, amate e vissute da milioni di uomini e donne che ce le hanno trasmesse e testimoniate. La loro chiarezza scuote la nostra indipendenza, su cui poggia il solipsismo di questo secolo. Aderire ancora oggi alla provocazione del Decalogo significa liberarsi o rimanere schiavo, riconoscersi creatura o pensarsi creatore, fare sbocciare l’altro o soffocarlo, accompagnarlo o controllarlo, amarlo o odiarlo».
Ogni comandamento è affidato a un diverso autore. Il biblista David L. Baker li ha suddivisi in due parti e tale è l’impostazione seguita. La prima cinquina tratta della relazione tra la persona e il Creatore, mentre la seconda percorre le relazioni con gli altri che sono alla base della società. «Si tratta di attualizzazioni che provocano le coscienze tra il “dire e fare”, perché non è mai semplice tradurre in azioni le buone intenzioni», spiega il filosofo Giovanni Grandi.
Le Dieci Parole sono eterne perché capaci di reincarnarsi in ogni tempo.