L’arte sublime che introduce «al silenzio, alla preghiera, al mistero». Il cammino quaresimale che si apre al cielo azzurro «della nuova mattina del mondo, quella di Pasqua». Il dolore per il Cristo morto e la certezza della risurrezione. Nella magnifica tavola tardo quattrocentesca del “Compianto” di Giovanni Bellini, che il Museo Diocesano Carlo Maria Martini propone, quest’anno, come spunto di riflessione per il tempo di Quaresima e di Pasqua, c’è tutto questo.
Visitata, in anteprima, dall’Arcivescovo, l’esposizione – arricchita da un suggestivo ed esplicativo percorso preparatorio – si completa con una sezione che presenta le opere di quattro autori contemporanei che si sono confrontati con il capolavoro belliniano, a testimonianza di quanto la tavola del maestro veneziano sia senza tempo nel suo richiamo ai temi eterni del dolore e della speranza. Così come nota il vescovo Mario, aprendo presso la Sala dell’Arciconfraternita del “Diocesano”, la serata inaugurale davanti a un folto pubblico.
Un invito al silenzio e alla preghiera
«Penso che guardando questo Compianto si possa dire che il proposito con cui iniziamo la quaresima, sia il silenzio», sottolinea monsignor Delpini che aggiunge. «Le figure che si prendono cura del Cristo morto sono in silenzio. Questo mi pare come un invito allo sguardo che penetra dentro tale silenzio e che lascia spazio alla commozione, al coinvolgimento affettivo, soprattutto nella figura della Maddalena e nelle sue mani che stringono la mano del Cristo, ma anche nei due uomini che assistono a questo gesto di pietà. Il silenzio commosso e affettuoso ci introduce al soffrire e morire di Gesù per farci intuire che c’è un cielo azzurro che promette una nuova mattina, quella di Pasqua: questo auguro come percorso quaresimale, perché queste opere d’arte non sono fatte per un’esposizione, ma per una preghiera e ci insegnano a pregare, come indicano anche le emozioni espresse nelle opere dai 4 artisti contemporanei».
L’esposizione
L’esposizione, curata da Nadia Righi, direttrice del Museo Diocesano, e Fabrizio Biferali, curatore del Reparto per l’Arte dei secoli XV-XVI dei Musei Vaticani (fino all’11 maggio) contempla anche una sezione intitolata “Davanti a Bellini”. Quattro artisti contemporanei in dialogo con un capolavoro, realizzata in collaborazione con Casa Testori e curata da Giuseppe Frangi, presidente dell’Associazione Giovanni Testori, che presenta le opere di Letizia Cariello, Emma Ciceri, Francesco De Grandi e Andrea Mastrovito.
Il capolavoro del maestro veneziano, conservato ai Musei Vaticani, costituiva in origine la cimasa della pala realizzata da Bellini fra il 1472 e il 1474 per l’altare maggiore della chiesa di San Francesco a Pesaro, uno dei massimi capolavori della pittura italiana, che segna la maturità del pittore e sigla il suo ruolo di caposcuola della pittura veneziana. La scena raffigura il momento in cui il corpo di Cristo, nel momento che precede la sepoltura, viene unto con olii e profumi. In uno spazio ristretto e compresso, reso con un taglio fortemente scorciato dal basso verso alto che tiene conto dell’altezza a cui la tavola doveva trovarsi, risalta la presenza statuaria dei quattro personaggi, Cristo, Giuseppe d’Arimatea, Nicodemo, oltre alla Maddalena che tiene fra le sue mani quella di Gesù.