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Sirio 01 - 10 novembre 2024
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Intervista

Liliana Cavani: «”Laudato Si'” di papa Francesco
è come un meteorite in mezzo alla storia»

La lettura dell'ultima enciclica di papa Bergoglio nell'analisi della regista che ha dedicato due film e una recente fiction televisiva alla figura di san Francesco d'Assisi. "Avremmo dovuto imparare tanto da guerre tremende ma sembra di anno in anno che quello che chiamiamo Progresso, anziché procedere si stia impantanando di nuovo a causa della solita 'politica dell'egoismo'"

di M. Michela NICOLAIS

3 Agosto 2015

Un’enciclica che “arriva quasi come un meteorite benefico in mezzo ad un momento tra i più confusi della storia”, e che riporta in auge una figura, come quella di San Francesco, “inattuale” perché “troppo attuale”. È la “Laudato si’” nella lettura che ne dà Liliana Cavani, che a Francesco d’Assisi ha dedicato due film – il primo nel 1965 e il secondo nel 1989 – e una recentissima fiction su RaiUno.

Un Papa che scrive un’enciclica sulla “cura della casa comune”, partendo dal Cantico delle Creature e “in dialogo con tutti”. Che impressione le fa?
“È fantastico che un Papa lanci l’idea dell’urgenza di un’ecologia integrale. Niente di più urgente. Tutti dovevamo aspettarci da questo Papa prima o poi un testo che facesse il punto sulla realtà dei problemi urgenti del mondo in sintonia con il nome che si era dato. E lo ha fatto. Sono stata molto colpita dall’enorme lucidità di questo testo. Questa enciclica arriva quasi come un meteorite benefico in mezzo ad un momento tra i più confusi della storia umana. Avremmo dovuto imparare tanto da guerre tremende ma sembra di anno in anno che quello che chiamiamo Progresso – mio nonno ne era un fedele sostenitore – anziché procedere si stia impantanando di nuovo a causa della solita ‘politica dell’egoismo’”.

Quello del Papa è anche un appello alla comunità scientifica, per scongiurare un ecologismo vuoto e superficiale…
“Raramente la scienza è stata chiamata come in questo testo a prendere atto dell’urgenza di un’ecologia integrale. I papati spesso hanno temuto la scienza, papa Bergoglio l’accoglie, la stimola, la rimprovera però di ‘vendersi’ a volte mentre dovrebbe essere soltanto al servizio di tutte le creature di Dio. È assunta quasi come Sorella Scienza che deve adoperarsi soltanto per un’ecologia integrale al servizio del bene per tutte le creature di Dio e mai farsi tentare dalle spinte dell’economia, cioè per l’interesse dei pochi. La politica – dice il Papa – non deve sottomettersi all’economia: mi sarei aspettata questa frase da un Convegno dell’Onu. La dice Papa Francesco in un testo di incredibile necessità e urgenza”.

Lei ha dedicato una vita ad approfondire la figura del “poverello” di Assisi. Cosa ritrova, nell’enciclica, del suo Francesco?
“È una cosa fantastica che per lanciare il suo attualissimo urgente quanto necessario messaggio si ispiri al Cantico delle Creature di S. Francesco, forse la più bella poesia della nostra letteratura, che sembra fatta per i bambini. Poesia grandissima che esalta l’importanza e la bellezza di tutte le creature dell’universo. La radice dell’enciclica e tutta dentro i versi di questa ‘laudè che esprime un grazie a Dio per tutta la Creazione… perché nella Creazione ogni vita è connessa, tutto ‘si tienè dentro una divina Fraternitas terrestre e cosmica che tutto unisce in una interdipendenza tra tutte le creature dell’Universo creato da Dio. Dice il Papa: ‘ La terra ci precede, ci è stata data’, perciò è necessaria la responsabilità di tutti ‘di fronte ad una Terra che è di Dio’. S. Francesco non aveva studiato biologia né fisica ma intuisce che siamo fatti tutti della stessa materia – uomini, animali, piante, rocce, acqua, Luna, Sole, Stelle – sia pure con diverse combinazioni degli elementi chimici. Intuisce che la Fraternità di tutte le creature è più reale di quanto si voglia credere ed ammettere”.

Spesso “dimentichiamo che noi stessi siamo terra”, la denuncia del Papa: nella “Laudato si’” è molto presente il tema della corporeità. A me è venuta subito in mente la “carnalità” che traspare dal Francesco interpretato da Mickey Rourke…
“Ogni elemento della natura diventa per Francesco non qualcosa che vive per conto proprio ma in connessione con tutti gli altri elementi secondo una Fraternità di fatto voluta dal Creatore. Quando Francesco si ritira a riflettere tra le montagne e i boschi si sente dentro ad elementi connessi alla propria vita al suo corpo e si sente parte viva di una vasta comunità di creature nate per convivere in pace. Per questo ogni creatura merita una ‘lauda’, perché la vita esige la collaborazione fraterna di tutte le creature. Francesco arriva a ringraziare anche ‘sorella morte corporalè, quella morte che ai suoi tempi veniva raffigurata – come accade ancora – con un’immagine da incubo: uno scheletro repellente con un ghigno cattivo ed una falce in mano. Per Francesco diventa invece una ‘sorella’ da accogliere con un sorriso, perché ‘sorella morte corporalè ci permette di raggiungere il Fratello Grande, cioè Gesù Cristo, del quale Francesco ha voluto con ogni sforzo essere il fratello minore che ha tutto da imparare”.

Per il Papa l’ecologia integrale è la premessa per uno sviluppo integrale, che raccolga il grido degli “esclusi”. Chi sono oggi i nuovi lebbrosi?
“La Fratellanza auspicata da S. Francesco è stata un’intuizione grandissima. È stata anche l’idea basilare del suo profondo concetto di pace che andò a diffondere anche tra i crociati e i musulmani. Quel giovane, quell’uomo che a tanti suoi contemporanei appariva un po’ strano e un po’ fuori di testa è stato viceversa un intellettuale tra i più geniali. Le sue intuizioni troppo profonde e precoci non furono sempre accolte e comprese. Da Dante Alighieri sì. Ho sempre pensato che S. Francesco sia stato sempre ‘inattualè in quanto troppo attuale. I tempi non erano mai maturi per comprenderlo a fondo. Poi ad un certo momento della Storia è arrivato Papa Bergoglio che stupì da subito per essersi dato il nome Francesco. Un nome che non ci si può dare con leggerezza perché Francesco è una miniera di diamanti ma è necessario lavorare duro per raccoglierli. Ed ha iniziato subito a lavorare, con la papalina in testa sempre un po’ storta quasi a ricordare a tutti che non è il tempo per la Chiesa di stare in posa ma di lavorare per recuperare tanti secoli a volte perduti”.