La Pietà di Michelangelo arrivò dal Vaticano a New York, per l’Expo, in piroscafo, attraversando l’Atlantico. Era il 1964. Lo volle Paolo VI. Fu sistemata in una cassa di legno con mille precauzioni e venne caricata a bordo della motonave “Cristoforo Colombo”, battente bandiera italiana. Il viaggio durò otto giorni. E durante l’Expo venne vista da 27 milioni di persone. Per la Santa Sede e l’Italia fu un successo mondiale. L’opera fu il fulcro del padiglione della Santa Sede che «già dalla metà dell’800 è presente a tutte le esposizioni universali», come ricorda il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, nello Speciale di Rai Vaticano «L’Expo della Fraternità», in onda su Rai1 domenica 5 dicembre alle 00.25 (con replica su Rai Storia lunedì 6 dicembre alle 11.30 e, per l’estero, sui canali di Rai Italia) per il programma di Massimo Milone e Nicola Vicenti «Viaggio nella Chiesa di Francesco».
Tre stelle a Dubai
Da quelle immagini della Pietà in bianco e nero, nello Speciale, al padiglione Santa Sede all’Expo di Dubai «con tre stelle ideali che collegano – spiega Ravasi – il dialogo interreligioso, la cultura e la conoscenza scientifica. Nel solco del Magistero di papa Francesco. La ricostruzione di tre simboli significativi per unire i popoli e le religioni. La Cappella Sistina con il particolare della Creazione di Michelangelo, l’affresco di Giotto ad Assisi che raffigura l’incontro di San Francesco con il sultano Al Malik e l’esposizione di antichi testi matematici e scientifici scritti in particolare nel Medioevo». La presenza della Santa Sede si inserisce nel quadro del tema generale di Expo «Connettere le menti, creare il futuro». Nello speciale, con servizi di Stefano Girotti, Nicola Vicenti, Elisabetta Castana, Paola Coali, Stefano Ziantoni, si affrontano i grandi temi del pontificato di Francesco: l’impegno per il dialogo, per la difesa del creato e per una economia sostenibile.
A un anno dalla «Fratelli tutti»
Per padre Antonio Spadaro, direttore della rivista dei gesuiti La Civiltà Cattolica – che insieme alla Georgetown University ha dedicato un convegno alla cultura dell’incontro e al futuro del dialogo interreligioso a un anno dalla firma della Fratelli tutti -, «l’importanza oggi della cultura dell’incontro è fondamentale in un mondo frammentato, spezzato, pieno di tensioni che ha bisogno di una parola che dia un’architettura diversa dei rapporti a livello di nazioni, a livello culturale e a livello politico. È un seme che darà dei frutti perché qui ci sono persone che appartengono a varie culture e a varie religioni un segno profetico».
Per suor Alessandra Smerilli, sottosegretario del Dicastero per lo Sviluppo Umano, «l’Enciclica Fratelli tutti è come se avesse creato uno spazio in cui tanti possono mettersi insieme. Non semplicemente guardando alle radici, ai principi, ma a qualcosa che è da costruire. In questo senso mettersi insieme come dicasteri, come università anche laiche rivitalizza collaborazioni antiche che adesso vengono portate alla luce e possono diventare proficue».
L’ecologia integrale dopo la Cop26
L’Expo di Dubai è anche l’occasione per riflettere sulla sostenibilità di un mondo globalizzato, interconnesso e allo stesso tempo fragile. All’indomani della conferenza sul clima di Glasgow Cop26, un ulteriore riflessione sull’impegno per l’ecologia integrale di papa Francesco. Un impegno nato 6 anni fa con l’enciclica Laudato Si’ e che si è concretizzato in molteplici iniziative, fra le quali la firma congiunta di un documento sulla tutela del creato insieme ai rappresentanti di 40 religioni, avvenuta il 4 ottobre scorso.
«Credo che le religioni abbiano qualcosa da dire – afferma monsignor Domenico Pompili, Vescovo di Rieti e Presidente della Commissione Cei per la Comunicazione – per il fatto che se prevale unicamente, come sta accadendo, un paradigma di tipo tecnocratico il pianeta ha ben poco da sperare».
«Io credo – dice a Rai Vaticano monsignor Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita – che queste tre dimensioni, la salvaguardia della casa comune, la fraternità universale e dialogo tra tutti i popoli per la pace, siano le tre grandi frontiere che papa Francesco indica certamente ai cattolici e non solo. La indica a tutti credenti a tutti gli uomini, io direi anche a quelli che non hanno proprio una buona volontà».
Sostenibilità e inclusione
C’è bisogno di una nuova Economia, sostenibile e inclusiva, una economia che ponga la persona al centro piuttosto che non sacrifichi la sua dignità ai meccanismi della finanza, che non utilizzi il denaro per dominare bensì per servire. È l’idea di economia di Francesco. «L’economia di Francesco punta a una nuova direzione di sviluppo sostenibile – dice l’economista americano Jeffrey Sachs -, perché quella attuale è piuttosto brava a generare ricchezza ma non altrettanto a creare giustizia sociale. Abbiamo un sistema di mercato in cui l’avidità porta a privilegiare i profitti rispetto alla sopravvivenza, distruggendo anche la natura».
Una nuova economia da pensare, costruire e attuare. Sono ormai due anni che questo compito Francesco l’ha affidato ai giovani economisti e imprenditori d tutto il mondo chiamati a raccolta ad Assisi. E come dice Luigino Bruni, coordinatore del progetto Economy of Francesco, «sta generando idee che in tutto il mondo stanno realizzandosi». Per Anna Maria Tarantola, economista, Presidente della Fondazione Vaticana Centesimus Annus «dobbiamo cogliere l’occasione del processo di ricostruzione dopo la pandemia per migliorare le cose con discernimento, determinazione, lucidità di pensiero e di azione».