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Sirio 18 - 24 novembre 2024
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Duomo

La Madonnina dei milanesi,
omaggio all’Assunta

La statua amata e notissima non è una "generica" raffigurazione di Maria, ma è legata alla solennità del 15 agosto. Dal 1774 svetta dalla guglia più alta della cattedrale di Milano.

di Luca FRIGERIO

1 Agosto 2012

La Madonnina, si sa, è il simbolo stesso della città di Milano: un’immagine cara e notissima, anche ben al di là dei confini ambrosiani. Quello che forse non tutti sanno, invece, è che la grande statua che si innalza sulla guglia più alta del Duomo non è una “generica” raffigurazione di Maria, ma proprio un omaggio alla Vergine Assunta. Il fatto non è casuale, ovviamente: è un riferimento preciso, infatti, alla dedicazione con cui venne iniziata la nuova cattedrale, titolo poi mutato nel Seicento in quello di «Maria Nascente», che tutt’oggi compare sulla facciata napoleonica.

A proporre la collocazione di un simulacro dell’Assunta sulla guglia maggiore del Duomo fu nel 1765 Francesco Croce, all’epoca architetto responsabile della Veneranda Fabbrica: una singolare figura di scienziato “autodidatta” che pur non figurando, oggi, fra i grandi nomi dell’architettura del XVIII secolo si distinse allora per una non comune abilità pratica e concreta. Il Croce, che dovette anche affrontare virulenti attacchi contro il progetto della “sua” guglia (considerata troppo… ardita!), riprendeva del resto un’idea che già avevano accarezzato gli architetti suoi predecessori fin dagli inizi del Cinquecento.

Il modello dell’Assunta sollevata da angeli fu così affidato allo scultore Giuseppe Perego, che ai fabbriceri del Duomo propose ben tre soluzioni: le prime due parvero eccessivamente “elaborate” e furono scartate; piacque invece la terza proposta, più semplice e “slanciata”, di cui un altro artista, l’intagliatore Giuseppe Antignati, realizzò una bella testa al vero in legno di noce, ancor oggi conservata nel Museo della cattedrale. A battere la lastra di rame sul modello ligneo provvidero poi gli orafi Preda e Bini, mentre il fabbro Varino si occupò dell’armatura metallica interna di sostegno (la statua, infatti, non è fusa, come da più parti si legge!).

Caratteristica della Madonnina è poi la sua doratura, che, come certificano i documenti d’archivio, richiese l’applicazione di quasi quattromila fogli di oro zecchino. A consigliare tale operazione sembra sia stato, fra gli altri, uno dei più celebrati pittori dell’epoca, quel Anton Raphael Mengs che, di passaggio a Milano in quegli anni, è considerato tra i fondatori dello stile neoclassico.

Alta quattro metri e pesante circa una tonnellata, la statua dell’Assunta venne ultimata sul finire del 1773 e da allora, sfidando fulmini, bombardamenti aerei e piogge acide, continua a vegliare sulla città di Milano e sui suoi abitanti, vecchi e nuovi.