Esistono vite, realtà nascoste, al di là di alte mura e finestre con sbarre che lo sguardo non può oltrepassare. Sono vite che incuriosiscono, talvolta insospettiscono o generano opinioni pregiudizievoli.
Quante persone, come me, si sono chieste quale sia il senso di una vita da recluse? Donne monache di clausura e donne detenute, l’accostamento potrebbe sembrare una forzatura, ma la possibilità di “crescita interiore” (sebbene parta e progredisca in contesti diversissimi e contrapposti) si rivela una grande occasione per entrambe. Dove se non in uno spazio esiguo e circoscritto una persona può raccogliersi, volgere e focalizzare lo sguardo dentro di sé? Sondare profondità sconosciute e di questo mondo interiore portare alla luce talenti sonnecchianti e potenzialità insospettabili?
Se da una parte il tempo è goduto e mai bastevole per assaporare l’Incontro tanto anelato e dall’altra arduamente sofferto con il suo trascorrere apparentemente interminabile, è lo stesso tempo che dona gioia nello scoprirsi abili a dipingere un’icona, o a confezionare un abito d’alta sartoria. Monache e detenute, due mondi distinti e lontani, ma invisibilmente connessi da un potente strumento chiamato Preghiera.
Una chance per riflettere ce la offre Piergiorgio Spaggiari, voce autorevole in ambito scientifico, fisico e medico chirurgo. Per la fisica al concetto di massa deve essere sempre introdotto il concetto di energia, tutto ciò che vive vibra, e vibra a una certa frequenza; la frequenza si misura in onde elettromagnetiche, il cervello (sede del pensiero) come il cuore (sede delle emozioni) emette impulsi misurabili in onde elettromagnetiche (encefalogramma/ecocardiogramma), le onde elettromagnetiche creano campi elettromagnetici, l’energia dei campi elettromagnetici ha la capacità di influenzare l’ambiente circostante. Come nel cosmo (grande) così nell’interazione tra le persone (piccolo).
Siamo tutti sistemi risonanti. Non solo in ambito spirituale, ma anche in quello scientifico, ora si può affermare che pregare per qualcuno è un mezzo nobile ed efficace di volontariato. Le monache di clausura pregano, non solo per se stesse, pregano per chi desidera un aiuto, pregano per chi vive un regime detentivo e con molti detenuti/e mantengono relazioni epistolari.
Mi è stata concessa l‘opportunità di conoscere tutte queste donne, di varcare le porte dei loro “mondi”, e condividere per qualche ora la loro esperienza. Ho conosciuto persone di grande levatura spirituale, e persone che hanno sbagliato e stanno consapevolmente pagando per i propri errori. Le une e le altre mi hanno accolto con gentilezza, benevolenza e amicizia, e a tutte loro indistintamente riservo la mia gratitudine.