«Un’espressione che si sente sempre più spesso è quella di “patrimonio dell’umanità”. Nessuno deve essere escluso dalla sua fruizione perché appartiene, appunto all’umanità intera, ma bisognerebbe fare un terzo passo, perché l’umanità stessa è la responsabile della conservazione di tale patrimonio. Siamo responsabili di tutti e per tutto, come diceva Dostoevskij. Così si può iniziare a costruire quel mondo dove c’è una bellezza che salva. Non è la bellezza di questo Cartone che salverà il mondo, ma la possibilità di prendere coscienza che siamo parte di quel tutto inscindibile che è l’umano. Non saremo nemmeno noi a salvare il mondo, ma dobbiamo continuare ad avere la speranza di un mondo salvato». Il prefetto della Biblioteca-Pinacoteca Ambrosiana, monsignor Marco Ballarini, apre così l’attesa inaugurazione della Scuola di Atene, il famoso Cartone che dopo oltre quattro anni di complessi restauri, viene reso al pubblico in un nuovo, suggestivo, allestimento museale.
I saluti introduttivi
Per l’evento, intitolato «Il Raffaello dell’Ambrosiana. In principio il Cartone», ci sono l’Arcivescovo, assessori, soprintendenti, restauratori ed esperti d’arte, oltre al Collegio dei Dottori dell’Ambrosiana al completo e al presidente dell’Istituzione, Lorenzo Ornaghi.
Filippo Del Corno, assessore alla Cultura del Comune di Milano, in rappresentanza del sindaco Beppe Sala, nota la simbolica sintonia tra la Scuola di Atene, come agorà in cui si incontrano i personaggi che hanno fatto nascere la pluralità del pensiero occidentale, «e lo spazio pubblico che sempre più vuole diventare Milano, luogo di incontro». Parole cui fa eco il “collega” in Regione, l’assessore Stefano Bruno Galli, portando il saluto del governatore Attilio Fontana che parla del «versante più vero, più nobile, più alto della cultura che è l’elevazione dello spirito».
Anna Rabolini – moglie del mecenate dell’iniziativa, appassionato d’arte e in specie del disegno, recentemente scomparso – sottolinea: «In questo gesto c’è anche il grande desiderio di fare un dono alla città di Milano, la sua città, che amava moltissimo».
Giovanni Gorno Tempini, presidente della Fondazione Fiera Milano, tra i sostenitori del restauro, ricorda che l’arcivescovo Montini definì la Fiera «l’agorà che costruisce la polis», e, in questa ottica, la scelta di partecipare al progetto quale «occasione unica e straordinaria».
I lavori
Insomma, un lavoro corale che ha visto coinvolti, per la parte artistica e tecnica, oltre a tutta l’Ambrosiana, i Centri di restauro e di conservazione dei Musei Vaticani, della Venaria Reale, diverse Università italiane e la Soprintendenza di Milano, come richiama la soprintendente ai Beni artistici e ambientali Antonella Ranaldi, evidenziando il carattere del disegno «unico, nel suo genere per dimensioni e per natura – 2,85 x 8,04 metri – con un supporto a intelaiatura particolarmente delicato». Il più grande Cartone rinascimentale pervenuto fino a noi, interamente di Raffaello, nato come disegno preparatorio di uno degli affreschi della Stanza della Segnatura apostolica in Vaticano: «Il Cartone doveva essere il medium per portare il disegno sul muro, ma fu subito visto nel suo vero valore e non utilizzato. Questo attribuisce unicità al capolavoro che, in alcune sue parti, è addirittura superiore all’affresco. Non a caso Federico Borromeo lo volle come strumento di formazione per la sua Accademia del disegno che aveva sede in Ambrosiana».
Di alta tecnologia e didatticità parla il progettista dell’allestimento della famosa Sala 5 che ospita l’opera, Stefano Boeri: «La teca contenente, con speciali caratteristiche climatiche, offre informazioni in tempo reale: un vetro di 8 metri per 3, antiriflesso e praticamente invisibile. La seconda grande sfida è stata come rappresentare, nello spazio, la percezione dell’opera. Da qui la presenza di un sistema illustrativo multimediale, ma soprattutto di un tavolo dotato di volumi che raccontano la storia del Cartone, il rapporto tra Raffaello e chi aveva commissionato il capolavoro, papa Giulio II, ma anche gli interventi di restauro. Un tavolo didattico, sobrio e classico, che è il modo migliore per spiegare come, nella Sala 5, c’è più di una scuola: quella di Atene, la scuola che ha lavorato con Raffaello e la scuola che si attiva nella comprensione della vicenda complessa del Cartone medesimo. È un miracolo che racconta bene l’anima profonda di Milano».
Milano e la sua responsabilità
Maurizio Michelozzi, responsabile della squadra dei restauratori, si sofferma sugli interventi resisi necessari per «evidenti danni a livello strutturale». Monsignor Alberto Rocca, direttore della Pinacoteca, scandisce: «Oggi siamo in festa per questa che è la prima opera arrivata in Ambrosiana, nel 1610, all’avvio della Biblioteca, ancora prima dell’apertura del museo, tanto fortemente la voleva il cardinale Federico che, per averla, pagò allora l’incredibile cifra di 600 lire imperiali. “Questo è il più bel Cartone del mondo”, esclamò uno dei restauratori del Louvre quando il disegno arrivò a Parigi (nel 1797 e vi rimase fino al 1815) per le spoliazioni napoleoniche. Siamo orgogliosi che sia in Ambrosiana e che l’Ambrosiana sia al centro di Milano».
Infine, è l’Arcivescovo a concludere la mattinata, esprimendo soddisfazione e osservando: «Sono impressionato di quante competenze, risorse, attenzioni si siano raccolte intorno a questa impresa. L’attrattiva che sempre di più suscita Milano, diventata città del turismo, rappresenta anche una responsabilità. Dobbiamo chiederci quale turismo offriamo. Occorre produrre un’attrattiva che offra elevazione capace di condurre sulle vie del bello chi arriva che, così, può essere non solo un fruitore e consumatore materiale di prodotti». Quel percorso dello spirito che porta anche al Cartone della Scuola di Atene e che sarà aperto gratuitamente all’intera cittadinanza sabato 6 aprile, giorno dell’anniversario della morte di Raffaello.