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Rubrica

Arte, Storia & Cultura

Sirio 25 - 30 novembre 2024
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Fotografia

Il “Realismo Infinito” di Giovanni Chiaramonte

A un anno dalla morte, il Museo Diocesano di Milano ricorda il grande fotografo italiano con una mostra di 40 immagini realizzate tra gli anni '80 e l'inizio del nostro secolo. Dalla sua ricerca, anche spirituale, è nata la collaborazione per l'Evangeliario ambrosiano del cardinal Tettamanzi. Il nostro video

di Luca FRIGERIO

29 Novembre 2024
Giovanni Chiaramonte, Corpus Christi, Texas, 1991
© Archivi Giovanni Chiaramonte

Giovanni Chiaramonte ci ha lasciato un anno fa, a 75 anni. È stata una grande perdita per quel mondo della fotografia di cui lui è stato uno degli esponenti di spicco di questi decenni: e per tutti noi, che abbiamo amato e ammirato il suo lavoro di ricerca, caratterizzato da una sensibilità e da una profondità rare nel nostro tempo.

Oggi il Museo diocesano di Milano, con cui Chiaramonte ha più volte collaborato, e che da anni ormai si pone come polo di riferimento dell’arte della fotografia, gli dedica una mostra il cui titolo riassume l’intera sua attività: «Realismo infinito» (info: www.chiostrisanteustorgio.it).

Una selezione di quaranta immagini, realizzate nell’arco di un ventennio, tra gli anni Ottanta e l’inizio del nostro secolo, percorrendo le città italiane, ma anche le capitali europee, fino in America e nel Medio Oriente. Cercando l’uomo come un moderno Diogene, la cui lanterna è stata la sua macchina fotografica.

Nato del 1948 a Varese da genitori siciliani, Giovanni Chiaramonte si è dedicato alla fotografia fin dagli anni Sessanta, formando il proprio sguardo avendo come punti di riferimento Tarkovskij e Von Balthasar: estetica e teologia, Occidente e Oriente. Come fotografo, così, ha seguito le orme dei grandi reporter italiani ed americani, macinando migliaia di chilometri in tutto il mondo carico della sua attrezzatura. Ma il suo atteggiamento è sempre stato quello di un mistico della Cristianità d’Oriente: come uno scrittore di icone, più che un raccoglitore di istanti.

Molti sono stati i riconoscimenti alla sua carriera: fondatore e direttore di collane dedicate alla fotografia per alcuni dei maggiori editori italiani; docente in accademie e università; autore di progetti di ampio respiro, che lo hanno reso celebre anche a livello internazionale. Con una coerenza e una lucidità di visione che sono state di esempio e di ispirazione a generazioni di fotografi.

Le foto esposte al Museo diocesano fino al prossimo 9 febbraio, illustrano bene il percorso artistico, e perfino spirituale, di Chiaramonte. Immagini che colgono l’attimo, ma soprattutto l’attesa. Che mostrano squarci di vita, evocando altre presenze. Che indugiano fra strade e palazzi, puntando sempre all’orizzonte. In una luminosità che al primo impatto sembra perfino eccessiva, come una sovraesposizione, ma che nelle foto di Giovanni diventa trasfigurazione, bagliore di eternità: come nei fondi d’oro delle tavole medievali e delle icone bizantine.

È anche per questo particolare approccio, intimamente sacro, alla realtà e all’immagine che, nel 2010, Giovanni è stato invitato a contribuire con le sue foto alla realizzazione del nuovo evangeliario ambrosiano, promossa dal cardinale Dionigi Tettamanzi. Un’avventura che Chiaramonte, come sempre, ha vissuto con passione e dedizione, e che oggi viene raccontata in un’apposita sezione all’interno della mostra al museo Diocesano.

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