Link: https://www.chiesadimilano.it/news/arte-cultura/fotografia-mario-de-biasi-museo-diocesano-mostra-2516199.html
Sirio 18 - 24 novembre 2024
Share

Evento

I ritratti di Mario De Biasi dell’amata Milano

Nel centenario della nascita del grande fotografo italiano, il Museo Diocesano promuove una mostra con i suoi scatti più celebri dedicati al capoluogo lombardo, negli anni del boom economico e delle grandi trasformazioni

di Luca Frigerio

9 Novembre 2023
Mario De Biasi, Veduta dall'alto della Galleria Vittorio Emanuele II (1955 circa)

Da Il Segno di novembre

Questa è la storia di un amore. Corrisposto e felice, a quanto ne sappiamo. A tratti travolgente, sicuramente appassionato. L’amore di Mario De Biasi per Milano. Città dove il grande fotografo è giunto adolescente e dove poi ha vissuto la sua lunga, intensa vita (quando non era in giro per il mondo, per uno dei suoi straordinari reportage). E che ha ritratto in innumerevoli scatti, di giorno e di notte, in tutte le stagioni, con tutte le luci, documentandone passaggi epocali e trasformazioni sociali: mettendo davanti all’obiettivo la gente, prima ancora che i luoghi.

Proprio Milano, dunque, è la protagonista della mostra promossa dal Museo Diocesano, e prodotta da Mondadori Portfolio, per commemorare Mario De Biasi nel centenario della nascita, e a dieci anni dalla morte, che aprirà al pubblico il prossimo 14 novembre ai Chiostri di Sant’Eustorgio. Una selezione di 70 immagini che ripropone foto celebri, diventate autentiche icone del capoluogo lombardo nell’immaginario collettivo, ma anche provini inediti, ritrovati solo recentemente dalla figlia Silvia, che cura la rassegna con Maria Vittoria Baravelli, nello sterminato archivio paterno.

Pendolari alla stazione ferroviaria di Rogoredo

Come tanti, tantissimi, anche De Biasi è stato un milanese d’adozione. Lui era nato nel 1923 in un paesino del bellunese: ultimo di cinque figli di una famiglia povera. Orfano di madre, col padre emigrato in Svizzera, a 15 anni era venuto a Milano, da solo, lavorando di giorno e studiando la sera. Impiegato alla Magneti Marelli come radiotecnico, nel 1944 viene costretto al lavoro coatto in Germania tra bombardamenti e distruzioni. Eppure proprio lì comincia ad appassionarsi alla fotografia, incoraggiato dalla famiglia tedesca che lo ospita come un figlio.

Tornato a casa impara, da autodidatta, tutto quello che può sulla tecnica e sull’arte fotografica, rivelando un’inesauribile curiosità e un talento naturale per la composizione, così che in breve tempo si fa conoscere in mostre e concorsi, mentre le sue foto vengono pubblicate da riviste e giornali. Così bravo che nel 1953 il settimanale Epoca gli offre una collaborazione fissa: a 30 anni, da poco diventato padre, lascia il posto sicuro per dedicarsi a tempo pieno all’avventura del mestiere di fotoreporter.

Una decisione azzeccata. De Biasi è inviato in ogni parte d’Italia, a manifestazioni ed eventi, per inchieste e documentazioni, e presto si occupa anche di servizi in Europa e nel mondo, al seguito di missioni diplomatiche o in viaggi rocamboleschi. Nel 1956, con l’invasione sovietica dell’Ungheria, riesce ad arrivare a Budapest dove realizza un reportage eccezionale, ripreso da tutta la stampa internazionale. In quell’occasione si espone così tanto che rimane ferito. Mario, del resto, non si risparmia mai per realizzare le sue foto: come testimoniano anche esploratori e alpinisti che lui segue nelle loro imprese (come Walter Bonatti in Siberia, nel 1964), senza dimenticare i teatri di guerra che copre con i suoi servizi esclusivi. Lo diceva anche il suo direttore di quegli anni, Enzo Biagi: «De Biasi è l’uomo che può fotografare tutto».

Milano, però, resta la sua casa, il suo approdo sicuro, la sede dei suoi affetti. Una metropoli che ha imparato a conoscere in ogni angolo, da quelli più pittoreschi a quelli più periferici. Che fotografa per diletto, ma anche su richiesta dei periodici esteri, contribuendo così a far conoscere la vecchia e la nuova Milano in tutto il mondo, negli anni del boom economico e delle grandi trasformazioni, come anche le foto che pubblichiamo su queste pagine – e che potranno essere ammirate nella mostra al Diocesano – raccontano.

Una coppia sulle terrazze del Duomo

Lo sguardo di De Biasi è disincantato, ironico a volte, ma sempre affettuoso. Coglie i particolari curiosi, gli aspetti insoliti, portando lo spettatore a scoprire cose note e già viste sotto nuovi punti di vista: perché, letteralmente, si arrampicava e si inerpicava in ogni dove, ma soprattutto perché aveva il dono di vedere “oltre”.

E se tutto ciò ancora non bastava, da bravo creativo Mario sapeva “inventare”. Come quando, nel 1954, una rivista gli chiese qualcosa di nuovo, di inedito per la sua copertina e De Biasi fece sfilare per le vie di Milano la giovane e procace Moira Orfei, cogliendo le espressioni della gente al suo passaggio. Una foto iconica, intitolata Gli italiani si voltano, che ancora recentemente è stata utilizzata come immagine-simbolo dei ruggenti anni Cinquanta dal Guggenheim Museum di New York, e la cui “genesi” è raccontata proprio nella rassegna milanese.

«Mario De Biasi e Milano. Edizione straordinaria», dal 14 novembre 2023 al 18 febbraio 2024 al Museo Diocesano a Milano (piazza Sant’Eustorgio, 7). Informazioni, costi ed eventi correlati su www.chiostrisanteustorgio.it  (tel. 02.89420019).

Abbonati a Il Segno e leggi il mensile completo