«Avinu è una rivista dedicata al dialogo ebraico cristiano, con cadenza quadrimestrale, promossa da un gruppo di cristiani e ed ebrei che, da molti anni, sono impegnati in questo campo e che vogliono continuare a valorizzare il patrimonio comune tra ebraismo e cristianesimo, così come si è sviluppato a partire dalla Dichiarazione conciliare Nostra Aetate dal 1965. Intendiamo stimolare la Chiesa e il mondo ebraico a non chiudersi in se stessi e a riscoprire il patrimonio che le due fedi hanno in comune». A delineare il senso della neonata rivista è il direttore, Massimo Giuliani, notissimo studioso, docente di Pensiero ebraico presso l’Università di Trento e l’Unione delle Comunità Ebraiche d’Italia.
Perché il titolo Avinu?
È una parola ebraica che significa «nostro padre», per un linguaggio più familiare ai cattolici «padre nostro». È qualcosa di comune a ebrei e cristiani: la stessa espressione torna nella liturgia ebraica come nella liturgia cristiana, ovviamente, secondo l’insegnamento di Gesù. Però, l’espressione avinu può riferirsi anche ad Abramo e ai Patriarchi che sono padri nella fede.
Come si articola Avinu e quali sono gli aspetti più specificatamente affrontati?
La rivista non è solo divulgativa e vuole avere anche funzioni di stimolo a livello culturale. Quindi ospiterà articoli di importanti studiosi nei campi della ricerca di interesse per ebrei e cristiani in Italia, ma anche contributi stranieri. Intendiamo però raggiungere lettori con riflessioni più divulgative. Così come si fa in ambienti come il Monastero di Camaldoli, che da tanti anni ospita i colloqui ebraico-cristiani, o come nel Centro Cardinal Bea per gli Studi giudaici della Pontificia Università Gregoriana di Roma, che elabora i rapporti tra mondo ebraico e mondo cristiano dal punto di vista più accademico.
Per la rivista è stato creato un comitato scientifico…
Ha un comitato redazionale – in cui figurano anche un vescovo cattolico e un rabbino italiano -, che tuttavia raccoglie soprattutto uomini e donne, di entrambi i campi religiosi, che partecipano da anni a tale universo dialogico. C’è poi un comitato scientifico, costituito prevalentemente da persone impegnate nel mondo accademico, che è garanzia per la dignità scientifica della pubblicazione, edita da un editore laico, cioè Castelvecchi, che negli ultimi anni si è dimostrato molto attento alle novità sul piano interreligioso e interculturale. Ci sarà anche la possibilità di un abbonamento online.
A quando la prossima uscita?
Finora abbiamo pubblicato un “numero 0”, presentato a Camaldoli e offerto anche all’Arcivescovo durante la sua visita al Memoriale della Shoah per la Giornata della Memoria 2024. Il prossimo numero è in stampa. Ospiterà gli interventi di monsignor Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone, della presidente delle Comunità Ebraiche d’Italia Noemi di Segni e anche un contributo di Riccardo di Segni, rabbino capo di Roma. Il focus del numero è approfondire come, in questo momento drammatico di guerra in Medio Oriente, si possa esprimere simpatia per tutti quelli che soffrono, rispettando e capendo le ragioni storiche di quello che sta accadendo.