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Intervista

Cristiana Capotondi, volto delle donne del nostro tempo

L’attrice romana ha ricevuto il premio “Gabbiano d’argento” del Gregorianum di Milano per la sua capacità di interpretare storie di grande impatto sociale: «Immedesimarmi in figure contemporanee aiuta a capire a che punto è la donna oggi»

di Ylenia SPINELLI

11 Maggio 2018
Cristiana Capotondi

La settima edizione del premio “Gabbiano d’argento”, promosso dal Cineclub della Sala Gregorianum di Milano, è stata assegnata a Cristiana Capotondi, negli ultimi anni protagonista di numerosi film di successo al cinema e alla tv, tra cui Nome di donna, pellicola di Marco Tullio Giordana uscita a marzo. Il riconoscimento le è stato consegnato giovedì 10 maggio, nel corso di una affollata serata al Gregorianum, durante la quale è stato proiettato lo stesso film. All’attrice romana, classe 1980, è stata riconosciuta grande sensibilità e versatilità nell’affrontare tematiche sociali sempre attuali, come quella della denuncia delle molestie sessuali sul posto di lavoro, attorno a cui Giordana ha costruito il suo ultimo film.

Cristiana, quali emozioni si provano quando si riceve un premio per il proprio lavoro e in particolare questo “Gabbiano d’argento”?
Sono molto contenta di ricevere questo premio e mi fa piacere che gli organizzatori abbiano pensato proprio a me per questa settima edizione.

Ci descrive la protagonista del film, Nina?
Come sottolinea anche il titolo, Nina non è una donna in particolare, rappresenta tutte le donne. Ha una forte consapevolezza di ciò che non può accettare, nonostante sia una ragazza madre e abbia davvero bisogno di un lavoro.

Cosa ha aggiunto questo film alle tante riflessioni nate dopo la denuncia di molte sue colleghe contro il produttore hollywoodiano Harvey Weinstein?
Questa pellicola nasce molto tempo prima del caso Weinstein. È un discorso che si è aperto mediaticamente, sul quale non si può mettere un punto, perché è tutto in divenire.

Prima di Nina, ha dato voce a Renata Fonte (in Una donna contro tutti) e a Lucia Annibali (in Io ci sono): quanta fatica c’è nell’interpretare donne come loro?
Più che fatica c’è curiosità: sono donne del nostro tempo e riuscire a essere vicina a figure contemporanee aiuta a capire a che punto è arrivata la donna nel 2018.

Questi personaggi hanno lasciato qualcosa anche in lei?
Si conoscono più cose e più da vicino sulla condizione della donna oggi, si allarga la consapevolezza su un modello femminile oggi in voga.

Lei ha cominciato a lavorare a 13 anni: nel mondo dello spettacolo una ragazza cresce in fretta…
Secondo me qualunque ragazza che inizia a lavorare presto cresce in fretta, perché si rapporta subito al mondo degli adulti.

È difficile conservare i propri valori, i propri principi, la propria fede?
No, dipende dalla persona che si è, dal temperamento. Nel mio caso non è stato difficile.

Ha detto dei “no” che le sono costati magari un film?
No, mai.

Si avvicina l’estate: sarà per lei tempo di riposo o di lavoro?
Sarà tra riposo e mare rubato al lavoro. Sarò impegnata su un set cinematografico e uno televisivo, ma ancora non posso anticipare nulla.

Vista la sua sensibilità attoriale, non si è mai cimentata con il teatro?
No, ma è un mondo che desta in me curiosità. Molti colleghi hanno esordito a teatro in non più giovane età e mi hanno suggerito di provare. Chissà…