Sportive e sportivi sono come supereroi. Ma al posto di mantelli e maschere hanno canotte, scarpe chiodate o occhialini. Non hanno poteri particolari, ma la capacità di emozionare, tanto i grandi quanto i piccoli. Anche loro hanno una doppia identità: tolta la canotta, le scarpe chiodate o gli occhialini sono persone normalissime. E non sempre dei modelli positivi. Il motivo è che non si può essere campioni 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
Fuoriclasse, 15 storie di sport per ispirare gli adulti di domani, di Federico Meda con illustrazioni di Serena Mabilia (edito da Raum Italic e distribuito da Corraini, vedi qui la copertina), raccoglie piacevoli eccezioni, ovvero sportivi che hanno dimostrato il loro valore non solo in un palazzetto, uno stadio o una piscina, ma anche (o soprattutto) da tutt’altra parte. C’è chi si è travestita pur di fare sport e chi vi ha rinunciato pur di studiare, chi ha sfruttato la propria notorietà per lottare per i diritti di tutti e chi è fuggita dalla guerra per coronare il sogno di andare alle Olimpiadi. Ottimi esempi per affrontare la vita. O lo sport. Che poi sono la stessa cosa.
I protagonisti
In questo compendio di sportivi che si sono rivelati campioni anche nella vita, c’è chi ha combattuto in prima persona il razzismo (Wilma Rudolph e i primi festeggiamenti misti tra bianchi e neri nella storia del Tennessee), la discriminazione di genere (Kathy Switzer, prima maratoneta donna), la dittatura (Werner Seelenbinder e la sua sfida al nazismo) e chi ha dato esempi concreti di fronte alla disabilità (Ibrahim Hamadtou, il famoso giocatore di ping pong con la racchetta in bocca), l’infortunio che spezza la carriera (Ian McKinley, rugbista cieco da un occhio) o la guerra, come nel caso della pattinatrice Katharina Witt.
Gli autori
Federico Meda è nato a Milano nel 1981. Da piccolo sognava di aprire una cartoleria, poi di partecipare alle Olimpiadi, infine di fare il giornalista sportivo. Sui primi due punti sta ancora lavorando, sul terzo si è tolto qualche soddisfazione, soprattutto seguendo rugby, calcio e ciclismo. Per Absolutely Free ho scritto Una finta a destra, una a sinistra, biografia di Paolo Rosi, per Ediciclo editore Berlino-Copenaghen in bicicletta e Il Muro di Berlino, istruzioni per l’uso, per Bolis Vito Liverani. La mia vita in pugno. Settant’anni di fotogiornalismo sportivo.
Serena Mabilia è nata a Bassano del Grappa nel 1994. Illustratrice e autrice, collaboro con diverse case editrici estere e italiane, come Einaudi Ragazzi, Lapis, LupoGuido, Mondadori, VerbaVolant, Pièdimosca. Dal 2020 scrive e illustra per la rivista mensile Andersen di Genova. Dopo Alighiero Boetti, realizzato insieme al Maxxi di Roma, questo è il secondo albo pubblicato con Raum Italic.