È una parabola dei nostri tempi, sull’umanità troppo presa da se stessa per riconoscere ancora un Dio presente nella sua vita. Parliamo di Boef & Asen. Una specie di presepe vivente, spettacolo teatrale scritto nel 1999 da Norbert Ebel, da poco tradotto in italiano e adattato da Ferruccio Cainero (che ne cura anche la regia), che i Barabba’s Clowns, storica compagine di teatro sociale nata 45 anni nel contesto del Centro salesiano di Arese, propone a parrocchie e oratori per il tempo di Avvento.
La trama
Siamo a Betlemme, nella notte di Natale dell’anno 0, del 2020 o forse di sempre. Un asino e un bue non capiscono il motivo della confusione che regna per strada, dove i soldati uccidono i bambini. Sanno solo che c’è un bambino nella loro mangiatoia. Per godersi il meritato riposo al caldo dopo una giornata passata al freddo, dovrebbero buttare fuori quel “fagottino” urlante, ma nessuno dei due ha cuore di farlo. Non resta che prendersene cura. Già, ma chi fa la mamma? L’asino e il bue tirano a sorte, ma in fondo nemmeno gliene importa: l’importante è che il cucciolo stia bene.
I contenuti
Un presepe vivente che insegna che non si può abbandonare un cucciolo nel freddo e nel gelo, che si sappia o meno del Messia, Giuseppe e Maria o cosa rode al re Erode… La testa dell’asino e del bue si confonde, il cuore no.
L’Asen e il Boef sono le persone semplici che lavorano sodo, attendendosi a fine giornata un meritato riposo e un buon pasto. Fuori c’è il Natale, diventato un tempo di forsennati che si dedicano ai regali, così come altri forsennati cercano il potere di un “Re dei Giudei” ignoto, ma pericoloso per il proprio status. Dentro questa indifferenza permane ancora un’umanità che si interroga, che non riesce ad allontanare quel piccolo bimbo entrato nella mangiatoia.
Boef & Asen pone di fronte all’uomo straniero e profugo, fa riflettere aiutando a guardare oltre se stessi e offrendo un messaggio preciso: quello dell’accoglienza. Richiama a preoccuparsi di chi è in fuga, di chi si rifugia in terra straniera, senza sapere dove andare, né avere qualcuno che lo aiuti. Quel bimbo richiama l’invito a ricordare la promessa di Isaia che ingiustizia, persecuzione, violenza e guerra non avranno l’ultima parola.
Assemblando clownerie e teatro di narrazione, danza, musica e circo, i Barabbas’ Clowns hanno ricavato uno spettacolo adatto a tutte le età, che pone interrogativi sul proprio egoismo e fa riflettere sui temi dell’ingiustizia, della persecuzione e delle guerre.