C’è una linea di frontiera che separa la sofferenza dalla speranza. Per arrivarci è necessario mettersi in cammino, compiere un percorso, decidere di rialzarsi.
Ci sono adolescenti che hanno rischiato di perdersi e oggi hanno «fame» di vivere, giovani che hanno visto da vicino la guerra e ora lavorano insieme per la pace, stranieri che arrivano dalle strade dell’odio e che faticosamente cercano la via della riconciliazione, figli che hanno rinnegato e ucciso madri e fidanzate e stanno imparando a chiedere perdono.
Diego Motta in questo nuovo libro pubblicato dalle Edizioni Paoline (Pezzi di vita. Sperare è possibile, 120 pagine, 11 euro) racconta storie e ritratti dei giovani d’oggi: dai nuovi drammi nascosti dell’anoressia e del bullismo ai mondi dimenticati del carcere e della disabilità. In mezzo ci sono esperienze di grande impegno a favore della pace e della lotta alle mafie.
E’ possibile sperare contro ogni speranza? La partita si gioca su una linea sottile, ma decisiva, dove credenti e uomini di buona volontà non possono non trovarsi uniti.
«Mettersi in cammino», scrive infatti l’autore, «non vuol dire per forza arrivare, ma fare i conti innanzitutto con se stessi: con i propri limiti, a volte con i propri errori, spesso con un mondo che sta fuori e, più che capire, giudica». C’è una linea di frontiera che separa la sofferenza dalla speranza. Per arrivarci è necessario mettersi in cammino, compiere un percorso, decidere di rialzarsi.Ci sono adolescenti che hanno rischiato di perdersi e oggi hanno «fame» di vivere, giovani che hanno visto da vicino la guerra e ora lavorano insieme per la pace, stranieri che arrivano dalle strade dell’odio e che faticosamente cercano la via della riconciliazione, figli che hanno rinnegato e ucciso madri e fidanzate e stanno imparando a chiedere perdono.Diego Motta in questo nuovo libro pubblicato dalle Edizioni Paoline (Pezzi di vita. Sperare è possibile, 120 pagine, 11 euro) racconta storie e ritratti dei giovani d’oggi: dai nuovi drammi nascosti dell’anoressia e del bullismo ai mondi dimenticati del carcere e della disabilità. In mezzo ci sono esperienze di grande impegno a favore della pace e della lotta alle mafie.E’ possibile sperare contro ogni speranza? La partita si gioca su una linea sottile, ma decisiva, dove credenti e uomini di buona volontà non possono non trovarsi uniti.«Mettersi in cammino», scrive infatti l’autore, «non vuol dire per forza arrivare, ma fare i conti innanzitutto con se stessi: con i propri limiti, a volte con i propri errori, spesso con un mondo che sta fuori e, più che capire, giudica».