12/02/2008
di Luca FRIGERIO
Fu nel battistero di San Giovanni alle Fonti a Milano che, secondo la tradizione, Agostino ricevette il battesimo da Ambrogio, nella veglia pasquale del 386. Battistero che lo stesso vescovo, come hanno dimostrato anche le più recenti indagini archeologiche , avrebbe fatto erigere nei primi anni del suo episcopato, e i cui resti sono ancora oggi visibili sotto il sagrato del Duomo.
L’edificio, significativamente, èa pianta ottagonale, con una diagonale di circa venti metri. Uno schema architettonico ispirato a modelli laici e imperiali del IV secolo, come il mausoleo milanese di Massimiano, ma qui reinterpretato in chiave cristiana sulla base del significato simbolico del numero otto: «Il settimo giorno indica il mistero della legge, l’ottavo quello della risurrezione», scriveva infatti lo stesso Ambrogio. “ Tomba”, cioè, dell’uomo vecchio e al medesimo tempo luogo di rinascita dell’uomo nuovo, secondo le note parole dell’apostolo Paolo.
Otto lati aveva anche l’ampia vasca posta al centro del battistero, cui si accedeva per tre gradini: immerso fino alle gambe, procedendo verso oriente (e quindi verso la luce), il catecumeno si presentava al vescovo per essere asperso con un’acqua sempre fluente , emblema di vita.
Se le strutture murarie presentano caratteristiche tipiche dell’età ambrosiana, la decorazione interna di San Giovanni alle Fonti fu realizzata e rinnovata in fasi diverse, come rivelano i materiali recuperati: il pavimento era lastricato a losanghe, mentre le pareti apparivano rivestite da pannelli di marmi policromi, in parte sostituiti in epoca medievale con affreschi; sulla volta, invece, si stendeva un mosaico a fondo d’oro.
Demolito attorno al 1394, quando si decise di protrarre la fronte della nuova cattedrale, il battistero fu individuato già agli inizi del Novecento , ma venne scavato interamente solo nel 1961, per volontà del cardinal Montini e in occasione dei lavori per la linea metropolitana, e quindi reso accessibile al pubblico.