La Sacrestia del Bramante della Basilica di Santa Maria delle Grazie ospita a Milano l’Ultima Cena di Ulisse Sartini, esposta al pubblico dal 24 marzo al 25 aprile 2016. Un dipinto di grandi dimensioni (4,90 metri per 1,80), realizzato nel 2015, presentato alla città proprio nei giorni che preludono nel calendario liturgico l’avvento della Pasqua: un appuntamento dal forte significato simbolico, che offre nuovi spunti critici sui codici iconografici propri dell’arte sacra e sul dialogo tra contemporaneità e tradizione.
Alla presentazione interverranno con l’artista: Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose, Stefano Zuffi, critico d’arte, Roberto Mussapi, poeta e Giovanni Gazzaneo, curatore della mostra.
Come ha sottolineato nel suo intervento in catalogo il biblista Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose, la fisicità dei protagonisti dell’opera di Sartini è forte di un’intensità dalla profonda carica espressiva, costruita sulla “composizione di corpi che fanno corpo, si toccano, comunicano, osano la carne”.
Proprio il linguaggio del corpo – l’appoggiarsi gli uni agli altri degli apostoli, la colloquialità con cui alcuni pongono la mano sulla spalla del proprio vicino di tavola – contribuiscono a creare lo stridente contrasto con la figura di Giuda, che “non fa corpo con gli altri, ma è già rivolto verso la notte, volgendo la nuca a Gesù, come il traditore che nelle Scritture volge il suo calcagno per andarsene”.
La misurata, efficace teatralità dell’impianto scenico dialoga allora idealmente con uno tra i più grandi capolavori del Rinascimento, distante solo poche decine di metri dal luogo dove è esposta l’opera di Sartini: l’affresco dell’Ultima Cena realizzato da Leonardo da Vinci per lo stesso complesso di Santa Maria delle Grazie. Costruendo un percorso lineare, attraverso i secoli, che dimostra le diverse declinazioni di un tema tra i più ricorrenti nella storia dell’arte.
Ulisse Sartini nasce nel 1943 a Ziano Piacentino, vive e lavora a Milano. Avvia la sua attività espositiva all’inizio degli anni Settanta, con le prime personali negli spazi meneghini della Galleria Schettini, ritagliandosi presto un ruolo di primo piano nel genere della ritrattistica: è il secondo pittore italiano dopo Pietro Annigoni a entrare nelle collezioni della National Portrait Gallery di Londra. Nel corso degli anni Sartini esegue ritratti ufficiali di personalità di primo piano della scena politica e culturale internazionale.