Link: https://www.chiesadimilano.it/news/chiesa-diocesi/nella-chiesa-non-ci-sono-stranieri-2-297234.html
Sirio 01 - 10 novembre 2024
Share

In Basilica

«Nella Chiesa non ci sono stranieri»

Prima dei Vespri, nella Sala San Satiro l'incontro con le comunità etniche, alle quali l'Arcivescovo ha raccomandato: «Davanti a Dio siamo tutti figli e fratelli, abbiamo bisogno di voi per costruire il futuro». A monsignor Delpini consegnati due docufilm dedicati ad Ambrogio e al cardinale Schuster

di Annamaria BRACCINI

6 Dicembre 2019

«Siamo un’unica Chiesa, da qualsiasi luogo veniate, abbiamo bisogno di voi per costruire il futuro». Un abbraccio, pieno di sorrisi e di calda accoglienza, quello che si è realizzato poco prima dell’inizio della celebrazione dei Vespri, nella Basilica di Sant’Ambrogio, nell’incontro tra l’Arcivescovo e oltre un centinaio di fedeli di 19 Cappellanie straniere, giunte nella Sala San Satiro con i loro Cappellani, religiosi e religiose. Tutti riuniti in un affresco di lingue, colori e costumi tradizionali.

«Sentitevi tutti a casa vostra», è il saluto di monsignor Carlo Faccendini, abate della Basilica, seguito da quello di don Alberto Vitali, responsabile dell’Ufficio per la Pastorale dei Migranti. Poi l’Arcivescovo – accompagnato dal Vicario episcopale di settore, don Mario Antonelli – prende la parola. Di fronte a lui ci sono filippini, latino-americani, cinesi, srilankesi, polacchi, coreani, etiopi, ucraini e tedeschi, per citare solo alcune delle comunità presenti.

«La nostra Chiesa, che è antica di queste terre, chiede a voi e alle Comunità di avere il vostro ambito e le vostre tradizioni da tramandare alle giovani generazioni, ma ciò che il Sinodo “Chiesa dalle genti” chiede è che contribuiate a costruire la Chiesa di domani – sottolinea -. Molti di voi sono di passaggio, ma altri sono qui per rimanere per un lungo periodo, cercando una casa, un lavoro, il ricongiungimento familiare e, dunque, per essere parte viva della Chiesa. Abbiamo preso il largo, però molti mari sono ancora da solcare».

Dopo questa prima richiesta, una seconda giunge da parte dell’Arcivescovo: «Date il vostro contributo per dire come sarà la Chiesa nel prossimo futuro, quando i vostri figli riceveranno i Sacramenti in queste chiese, i vostri giovani frequenteranno le scuole e l’Università nei paesi e città della nostra Diocesi. Come pregheremo insieme? Come assisteremo gli anziani e affronteremo i temi dell’evangelizzazione nei prossimi anni? A questo dobbiamo rispondere e occorre farlo insieme. Nella Chiesa non ci sono stranieri – è solo un pregiudizio mentale quello che fa distinzioni -, perché davanti a Dio siamo tutti figli e fratelli. Siamo qui per celebrare Sant’Ambrogio, patrono della città e della Diocesi, che sempre è stato sentito come il Santo di tutti, in Oriente e in Occidente».

Cita, il Vescovo, i tanti cristiani che vengono anche da lontano, soprattutto «dall’Oriente europeo attratti dalle reliquie di sant’Ambrogio. Il Patrono che vuole che tutti noi si sia dentro l’unica Chiesa. Al suo Ministero straordinario, a lui con l’impronta determinante che ha lasciato nella Chiesa e nella società del suo tempo e che continua ancora oggi, ci affidiamo perché il cammino che ci aspetta è impegnativo e affascinante, pieno di dubbi che chiedono di confrontarci per non percorrere strade senza uscita o incorrere in pericoli per la nostra fede o la nostra convivenza fraterna. Costruiamo la Chiesa dalle genti, affidiamoci all’intercessione del Santo Patrono».

Di un clima di «familiarità», parla anche don Vitali: «A 25 anni dal Sinodo 47esimo, si è finalmente formata la Consulta per i Migranti (con un sacerdote in ogni Zona pastorale già incaricato di formare un gruppo di laici), per capire gli elementi caratteristici della fede delle Cappellanie e anche quanti sono i fedeli migranti». Il richiamo è anche per ciò che don Vitali definisce «il turnover che vi è tra di noi, tanto che molti, per la prima volta, partecipano a questo incontro perché sono arrivati da pochi mesi».

Infine – prima dello scambio dei doni e degli immancabili selfies e fotografie -, anche la consegna all’Arcivescovo e ai Cappellani di due docufilm dedicati rispettivamente alle figure di Ambrogio e del cardinale Alfredo Ilefonso Schuster. I cortometraggi – i primi realizzati dall’Associazione “Cinema cristiano” in un più ampio progetto accompagnato dalla Diocesi – hanno l’obiettivo di far conoscere, con un linguaggio semplice e un mezzo facilmente utilizzabile anche dai giovani, la storia della Chiesa di Milano, secondo la logica del Sinodo minore “Chiesa dalle genti”.

Annamaria Braccini

 

Leggi anche

Milano
DSC_0141

«Benvenuto, futuro!», la fiducia che viene dalla speranza cristiana

Nel Discorso alla Città l’Arcivescovo invita a guardare con coraggio all’avvenire affidandosi alla promessa di Dio. In un’ampia panoramica il documento va dai 50 anni della strage di piazza Fontana alla sollecitudine per le nuove generazioni, dal sostegno a famiglia e lavoro all’attenzione all'immigrazione e alla “casa comune”

di Pino NARDI