Torna al Teatro della Cooperativa, nella settimana della Giornata della Memoria, dal 23 al 28 gennaio, lo storico spettacolo scritto e diretto da Renato Sarti, grazie alle incredibili testimonianze di ex deportati raccolte dall’Irsrec FVG, I me ciamava per nome: 44.787-Risiera di San Sabba, il tragico racconto di un opificio triestino divenuto un campo di sterminio nazista e poi dimenticato, quest’anno in una nuova versione con Valentina Picello e lo stesso Sarti. I brani musicali sono di Alfredo Lacosegliaz e Moni Ovadia.
Lo spettacolo nasce da una lettura scenica tenutasi, con l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, all’interno della Risiera di San Sabba e alla quale, in qualità di attore, intervenne un partecipe Giorgio Strehler.
Pochi sanno cosa sia stata, in tutto il suo orrore, la Risiera di San Sabba a Trieste, unico lager nazista in Italia munito di forno crematorio (da 3000 a 5000 le vittime). Un colpevole oblio ha soffocato fin dall’immediato dopoguerra le voci, a volte ha inquinato le prove, di quanto accadde poco più di 75 anni fa. Quando gli storici triestini Marco Coslovich e Silva Bon dell’Istituto per la Storia del Movimento di Liberazione nel Friuli-Venezia Giulia mi misero a disposizione le testimonianze dei sopravvissuti e le deposizioni dei carnefici (criminali nazisti responsabili fra l’altro dell’Aktion Reinhard, l’eliminazione di circa 2 milioni di ebrei in Polonia), mi sono immediatamente reso conto di avere fra le mani un patrimonio storico, sociale, politico e umano straordinario. Un patrimonio che, a differenza di quanto successo in precedenza, non andava dilapidato, bensì valorizzato. Una visione “dal basso” e “dal di dentro” di quei terribili avvenimenti, espressa con un linguaggio del tutto particolare. «Credo che ogni persona dovrebbe sapere e non dimenticare» afferma uno dei sopravvissuti. Abbiamo fatto nostra questa frase, nella speranza che, in nome dei valori che ispirarono la Resistenza e la lotta di Liberazione, la Memoria Storica di quel passato possa fare da argine, oggi, a nuovi e pericolosissimi fenomeni nazionalistici, razzisti, fascisti e xenofobi.