Venerdì 1 marzo, alle 20.45, all’Auditorium della Casa della Gioventù di Erba, padre Prashant, missionario indiano del Pime, parlerà della tesi dedicata a monsignor Pirovano con la quale ha conseguito il dottorato alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale
Nel suo ancora breve percorso missionario è stato a Macapà, la diocesi brasiliana fondata negli anni Cinquanta da monsignor Aristide Pirovano, il Vescovo erbese scomparso nel 1997. Ha potuto constatare come in quella terra Pirovano sia considerato il “padre” della Chiesa locale e quanto il suo ricordo sia ancora vivo. Ha iniziato ad approfondirne la conoscenza attraverso i suoi scritti e testi che parlano di lui. E quando si è trattato di scegliere l’argomento della tesi per il dottorato presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale ha deciso di trattare della spiritualità di padre Aristide.
Padre Paul Prashanth Kumar Pothireddy è un giovane missionario indiano del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime), lo stesso istituto di monsignor Pirovano.
Dopo avere ricevuto il crocefisso nella Veglia missionaria celebrata nel Duomo di Milano nello scorso ottobre, e dopo avere completato i suoi studi alla fine di gennaio, all’inizio di marzo partirà per la sua nuova destinazione: le Filippine. Curiosamente, lo stesso Paese in cui anche padre Aristide avrebbe voluto recarsi quando terminò il suo mandato di Superiore generale del Pime (1977), prima di optare nuovamente per il Brasile e in particolare per Marituba.
Padre Paul è già stato recentemente a Erba, all’inizio di febbraio, in occasione delle celebrazioni per il 27mo anniversario della morte di monsignor Pirovano.
Ci ritornerà tra pochi giorni, venerdì 1 marzo, proprio per parlare della sua tesi.
La serata dal titolo «La spiritualità di padre Aristide, un’eredità da riscoprire», promossa dall’Associazione Amici di Monsignor Aristide Pirovano d’intesa con la Comunità pastorale Sant’Eufemia, darà modo di approfondire un aspetto poco conosciuto e valorizzato del Vescovo erbese. Di lui si sono sempre rilevati l’audacia d’animo, l’intraprendenza organizzativa, il senso pratico da autentico “manager della missione”. Qualità giustamente sottolineate, ma che avevano il loro radicamento in una fede solida, assoluta, incrollabile, alimentata quotidianamente dalla preghiera e dal raccoglimento interiore.