In un contesto di guerra fiorisce un seme di pace. E’ quello del monastero di Azer che, in una Siria martoriata da una guerra civile da tredici anni e 229 giorni con una scia di sangue di 500 mila vittime, cerca di riaffermare la concordia tra gli uomini attraverso l’azione pastorale e la preghiera preziosa e incessante di alcune suore trappiste. La loro esperienza, attraverso la quale si potrà avere anche un ritratto nitido del dramma che sta attraversando il paese, vivrà in una mostra intitolata appunto “Azer, l’impronta di Dio, un monastero nel cuore della Siria” in programma da venerdì 1 a martedì 5 novembre nello spazio di Ca’de Bossi di via Umberto I 3 a Biassono.
Il complesso fu costruito a partire dal 2008 e a oggi s’erge come una bandiera di speranza su una collina che confina con il Libano abitata da sunniti, sciti e cristiani.
Organizzata dal Centro culturale don Ettore Passamonti in collaborazione con Alberto Mazzucchelli, la mostra sarà inaugurata venerdì 1 novembre alle 17 proprio da quest’ultimo che ne spiegherà la genesi e le finalità.
Lo spazio espositivo resterà aperto dall’1 al 3 novembre
dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19 e dal 4 al 25 tra le 16 e le 18 e tra le 21 e le 22.30.
di Cristiano Comelli