«A questo punto siamo arrivati! A questo punto!»: il cardinale Carlo Borromeo non si dà pace. A Parabiago hanno aggredito il prevosto. No, no, l’hanno proprio picchiato. Anzi, l’hanno pugnalato. Per questo mi ha mandato a trovare il prevosto Calegari. È ferito alla testa, è ferito al braccio con cui ha cercato di difendersi: vien proprio da pensare che volessero ammazzarlo, questi due nobilastri, Pomponio e Alfonso. «Ma, direte, come mai? Che motivo avevano di giungere a tanto?». La questione è che proprio durante le funzioni la compagnia organizzava partite di calcio, lì, sulla piazza della chiesa. Il prevosto ha cercato un accordo: «Ma almeno non durante le funzioni! Almeno non di domenica».
E loro, poveri figli di papà, non avendo niente da fare tutto il giorno, potevano giocare solo in quell’ora, solo in quella piazza! Il prevosto ha perso la pazienza: «Se non la smettete, allora fuori di chiesa!» e citava editti e leggi del Cardinale. È così che si è arrivati allo scontro: «Potete ben servire il Cardinale, ma dovete aver rispetto e farvi voler bene anche dai gentiluomini!» e giù pugnalate.
Dalla presunzione alla pretesa, dalla pretesa all’esasperazione, dall’esasperazione alla violenza: e pensano persino d’aver ragione!
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