La nostra Chiesa diocesana è in festa per la beatificazione di don Carlo Gnocchi, uno dei suoi figli più illustri per santità di vita e testimonianza evangelica.
Nel clima di grande gioia e di sincera riconoscenza al Signore, i nostri oratori si sentono chiamati per diverse ragioni a vivere con particolare intensità spirituale questo momento.
Anzitutto, non possiamo dimenticare che don Carlo è cresciuto nei nostri oratori e che in essi ha maturato la sua vocazione.
L’Oratorio è stato per lui il luogo concreto nel quale ha incontrato il Signore ed ha accolto la sua volontà. Tutto questo ci riempie di fiducia nel fatto che i nostri oratori possano essere, oggi come ieri, ambienti capaci di trasmettere il senso della presenza di Dio, il gusto del bene e l’amore per i fratelli.
Don Gnocchi, dopo essere cresciuto in Oratorio, ha poi esercitato per un decennio il suo ministero sacerdotale a favore dei ragazzi e dei giovani nell’oratorio di una popolosa parrocchia della città.
In quegli anni ha speso senza riserve tutto se stesso a partire da un’incondizionata e ostinata fiducia nell’uomo, nel quale cercava sempre il volto Dio.
Infine don Carlo è partito, come tanti, forte dell’esperienza maturata in Oratorio, prima da ragazzo e poi da prete, per realizzare il progetto che Dio aveva su di lui. Ecco allora l’impegno ancora a favore dei giovani come direttore spirituale al Collegio Gonzaga di Milano e poi la partenza più impegnativa, quella per il fronte come cappellano militare.
Tornato dal fronte, decise di continuare la sua opera educativa verso i giovani a partire da coloro che erano più poveri, soli e sofferenti.
Il resto lo conosciamo perché è ancora oggi sotto i nostri occhi.
Guardando il luminoso esempio di don Gnocchi, non possiamo fare a meno di chiedere al Signore che, come è stato per lui, sia per ciascuno dei nostri ragazzi: che l’Oratorio possa essere "casa della vocazione", luogo di servizio e rampa di lancio verso il mondo.
Certamente da oggi sappiamo di poter contare sulla potente e continua intercessione di un beato che è davvero uno di noi perché, proprio come noi, è cresciuto in Oratorio, ha vissuto per l’Oratorio ed è partito dall’Oratorio.