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Famiglia e lavoro

Profitto

Non può diventare l’unico obiettivo

di Alessandra VISCOVI Direttore generale Etica Sgr

17 Marzo 2009

Pochi giorni fa mi è ritornato tra le mani un discorso di qualche anno fa del cardinale Tettamanzi, incentrato sui temi legati alla finanza. L’Arcivescovo diceva così: «La finanza è e deve essere per l’uomo inteso nella totalità dei suoi valori e delle sue esigenze. Ed è questa la prospettiva propria con cui affrontare anche il tema del profitto, che nelle stesse operazioni finanziarie ha un ruolo non indifferente. A tale proposito, occorre ribadire che fine dell’industria finanziaria, come di ogni attività d’impresa, non è semplicemente il profitto, né tanto meno la sua massimizzazione nel breve periodo. Il profitto è piuttosto un indicatore del buon andamento dell’impresa; è segno che l’attività economica è vissuta e organizzata in modo tale che le varie risorse in essa impiegate – in primis, la risorsa umana – sono adeguatamente composte, valorizzate e impiegate».
Per questo vorrei soffermarmi in questo nostro spazio su una chiave di lettura particolare del concetto di profitto, cercando di declinarlo anche all’interno di una finanza eticamente orientata. Partendo dal presupposto che, per noi, il profitto non è l’unico indice delle condizioni in cui agisce un operatore economico.

Segnali incoraggianti

Come può, per chi condivide valori e storia del risparmio e dell’investimento etico, conciliarsi il concetto di profitto massimizzato in una condizione in cui, per esempio, gli uomini – patrimonio prezioso di una qualsiasi azienda – e il proprio lavoro vengono offesi, umiliati, non rispettati nei loro diritti fondamentali? Non è possibile scindere dal concetto di profitto quell’idea di eticità che ci permette di guardare all’uomo e al lavoro come alla più preziosa risorsa strategica e organizzativa per l’impresa. Chi sceglie la finanza etica sposa l’idea di mettere il profitto al servizio dello sviluppo sociale e ambientale; sceglie di condividere l’idea per la quale l’uso consapevole delle proprie risorse è uno strumento straordinario per cambiare e migliorare il mondo, utilizzando il denaro come strumento a servizio delle persone. Chi sceglie la finanza etica sa che i propri investimenti, certamente remunerati, sono impiegati per finanziare progetti di associazionismo, di volontariato, di salvaguardia dell’ambiente, di cooperazione sociale e internazionale creando così, ovunque, quelle condizioni per cui la dignità umana – in Italia come all’estero, in Occidente, come nel Sud del mondo – non venga calpestata. Perché l’uomo e la sua dignità vengono prima del profitto massimizzato a ogni costo.
C’è però un dato interessante che emerge dalle ultime analisi. E che ci fa dire come, investendo il proprio denaro in maniera responsabile, si raggiungano insieme più obiettivi. Si scopre così che l’investimento etico, nonostante la pesantissima crisi finanziaria ed economica che ha colpito con particolare durezza il settore del risparmio gestito, mostra segnali incoraggianti anche sul piano dei rendimenti. Una finanza eticamente orientata, che mette i propri strumenti a disposizione dello sviluppo sociale, e che genera insieme profitto e rendimento. Non è più il sogno di qualche anno fa.
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