1. La morte è stata vinta da Gesù
Alcuni forse vi diranno che voi siete condannati a morte, che la morte è la cosa più sicura. Alcuni vi diranno che la morte è l’esito ineluttabile, inevitabile. Alcuni vi diranno: perché disturbate ancora il Maestro? Tutti prima o poi devono morire. Alcuni vi diranno: nella vita niente ha senso perché tutto va a finire nel nulla. Perciò fai quello che vuoi; infatti muoiono tutti, il giusto e l’empio, il santo e il peccatore. Muoiono tutti: chi ha fatto tanti sacrifici e chi si è goduto la vita e i piaceri: dunque che senso ha fare sacrifici?
Alcuni vi diranno della morte come esito ultimo di tutto. Voi non credeteci. Voi, se volete, credete di più a Gesù che a tutti i chiacchieroni e i sapientoni della terra.
Credete a Gesù che dice: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». Credete a Gesù che prende per mano la bambina e le dice: «Alzati». Credete a Gesù che dice: «Io sono risurrezione e vita» (Gv 11,25). Credete a Gesù e seguite lui, perché in nessun altro c’è salvezza. Credete a Gesù, che è risorto e siede alla destra di Dio e di là verrà a giudicare i vivi e i morti: non è lo stesso fare il bene o fare il male.
Credete a Gesù e percorrete la via che lui ha percorso, vivete della vita che lui dona, obbedite alla parola che Gesù proclama per illuminare il cammino e ascoltate la promessa che dà fondamento alla speranza: voi non siete destinati alla morte, ma alla vita; non alla disperazione, ma alla gioia. Credete a Gesù e non pensate che la giovinezza sia una stagione fortunata perché la morte sembra molto lontana. La giovinezza, l’adolescenza sono stagioni benedette, perché sono il tempo per scegliere la via della vita e sentire che l’immensa voglia di vivere, l’inestinguibile desiderio di essere felici, il bisogno profondo di essere amati, ecco, la vita, insomma, è offerta in dono e la promessa non delude.
2. La derisione e la testimonianza
Alcuni, forse, vi diranno che siete ridicoli. Alcuni conoscono infinite parole per esprimere disprezzo e per ferire. Alcuni si prenderanno gioco di voi, se dichiarate di essere quelli dell’oratorio, se dite che siete contenti di andare a Messa la domenica, se direte che siete andati a Messa anche il giorno di san Giovanni Bosco. Alcuni forse vi insulteranno rimproverando a voi tutti i luoghi comuni contro la Chiesa e tutto il risentimento dei pregiudizi.
Alcuni, forse, zittiranno i vostri argomenti con battute sceme e una ironia feroce. È la stessa cosa che è capitata nella casa di Giairo: «lo deridevano». La derisione mette in imbarazzo, ferisce, umilia.
Ma voi non rinunciate alla fierezza di avere una parola di speranza da offrire. Come Gesù, circondato dalla derisione della gente rassegnata alla morte, è entrato nella morte per trarne fuori la bambina di dodici anni.
Voi non rinunciate a desiderare la gioia anche di quelli che vi causano tristezza: voi avete ragioni più profonde dell’amor proprio per continuare ad offrire la testimonianza di cui siete incaricati.
Voi, anche se circondati da una specie di disprezzo, non smettete mai di provare compassione e praticare la misericordia verso tutti, soprattutto verso quelli che coprono con l’arroganza la loro disperazione.
Voi non dimenticate mai di essere amati da un Amore che vi rende capaci di amare, di amare gli amici ed anche i nemici, di amare quelli che la pensano come voi e quelli che pensano il contrario, di amare quelli che, come voi, sono giovani, belli, sani, simpatici e di amare anche quelli che sono malati, abbruttiti da vicende incomprensibili, vecchi e bambini, e persino antipatici.
3. «Alzati!»
Alcuni forse vi diranno: “Stai pure a letto. Che motivo c’è di alzarsi? Se non hai voglia, arrenditi alla pigrizia. Ci saranno altri che si prendono cura di te e dei tuoi capricci. Ci saranno altri che si affaticheranno per aggiustare il mondo”.
Alcuni forse vi diranno che appartenete ad una generazione che non combina niente, che butta via il tempo nell’enorme discarica dell’insignificanza. Vi diranno che siete un’emergenza, che avete bisogno di una squadra di specialisti per convivere con i vostri limiti, per alleviare il dolore di essere vivi, di essere nati in quella famiglia, di essere capitati in un mondo sbagliato.
Voi non ascoltateli; voi, piuttosto, ascoltate Gesù che prende ciascuno per mano e dice anche a te: «Fanciulla, io ti dico: Alzati!».
E dunque alzatevi e camminate. Alzatevi ed avventuratevi nella vita e ringraziate per la grazia di essere vivi. Alzati e cammina, cioè va’, coltiva il gusto delle cose ben fatte, delle ore di studio intense, delle amicizie che aiutano a essere migliori. Alzati e cammina, per essere fiero di quello che sai fare, di riconoscere i tuoi limiti non come una mortificazione ma come una ragione per lasciarti aiutare.
Alzati e cammina, cioè abita con serenità il tuo corpo, vivi con gioia l’esperienza di amare e di essere amato e amata. Alzati e cammina, cioè scrivi poesie, pensa pensieri non ancora pensati, sogna storie non ancora scritte.
Coloro che hanno incontrato Gesù hanno incontrato la vita, la grazia di essere vivi, la responsabilità di essere vivi, il gusto di vivere e di cercare la vita piena. Don Bosco si è fatto per molti quella mano di Gesù che prende per mano e dice: «Io ti dico: Alzati!». Alzati, cammina, non rassegnarti alla morte ed alle sue sorelle. Alzati, cammina, pellegrino di speranza!