1. La città unita dal pericolo, divisa dalla pace?
Nella città minacciata dall’esercito nemico i cittadini si uniscono nello spavento, nella città tranquilla i cittadini si dividono, diventano litigiosi, si formano partiti e contrapposizioni.La città in pericolo convince i cittadini a mettersi insieme per le opere necessarie o per le preghiere; quando finisce il pericolo ciascuno va per la sua strada e di pregare non c’è più bisogno. Nell’emergenza tutti accorrono, le autorità e i cittadini, i responsabili della Chiesa e quelli del Comune; finita l’emergenza ciascuno pensa ai suoi interessi e persino cerca di imbrogliare gli altri.
Nell’imminenza dell’assalto di Loutrec tutta Treviglio è unita dallo spavento e tutti si prestano per tentare di sventare il pericolo; quando le lacrime di Maria toccano il cuore del generale minaccioso, dopo la festa sorgono beghe e rivalità. Sembra una storia già scritta: il comune nemico convince all’unità e alla solidarietà, finito il pericolo prevalgono gli interessi di parte e le divisioni.
La comunità cristiana s’interroga: saremo anche noi così? L’egoismo può prevalere sulla fraternità? Il campanilismo può creare divisioni tra le comunità che abitano il territorio?
2. «Il disegno d’amore del Padre del Signore nostro Gesù Cristo»
Gesù abita tra gli uomini per rivelare il disegno del Padre: radunare i figli dispersi, chiamare tutti a essere un cuore solo e un’anima sola, seminare nella storia un seme di comunione. La comunità cristiana, la santa Chiesa di Dio, è in missione nel mondo per essere un segno del «mistero della sua volontà: ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle dei cieli e quelle sulla terra».
Le lacrime che Maria ha versato per tutta Treviglio, la gioia che Maria ha offerto per la città intera scampata dal pericolo, la devozione a Maria che ha radunato Treviglio attraverso i secoli, l’itinerario della novena possono aiutarci a trovare le buone ragioni per custodire e conservare la comunione. In un mondo lacerato da guerre e discordie, abbiamo la responsabilità di essere profezia di comunione, di essere voce che chiama alla pace.
3. Le buone ragioni della comunione
La festa del miracolo e la parola di Dio che è stata proclamata ci indicano come si può compiere la volontà del Padre che vuole che i suoi figli siano un cuor solo ed un’anima sola non solo di fronte al pericolo e al nemico che minaccia tutta la città, ma per una vocazione che segna tutta la nostra vita, i giorni facili e i giorni difficili.
3.1 La parola di Gesù crea legami non secondo la carne, ma secondo lo Spirito
Gesù consegna il suo testamento al discepolo amato che stava sotto la croce e il discepolo amato accoglie la Madre di Gesù come sua madre. Gesù crea un legame di amore che non si rivolge solo ai propri familiari, ma si apre ad una fraternità universale. Gesù abbatte il muro che separa le persone. Talora i muri sono anche dentro casa. Talora è più difficile amare, servire, essere benevoli verso coloro che sono più vicini, mentre si sognano gesti d’amore verso coloro che sono lontani. Ma nella casa costruita secondo la parola di Gesù in croce, tutti le divisioni devono essere superate, tutti i muri devono essere abbattuti.
La domanda è quindi: ma tu ascolti la parola di Gesù? Ma nelle nostre comunità e nelle nostre vite davvero è accolta e praticata la parola di Gesù?
3.2 «Mediante il suo sangue abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe»
Le nostre resistenze, le nostre colpe, le cattiverie che ci dividono, i puntigli, le asprezze, le presunzioni che rendono difficili i rapporti e compromettono la comunione possono essere guarite, convertite?
Non basterà il buon proposito. Non basta la buona volontà. Non basta la ragionevolezza che rende ovvio che è meglio convenire piuttosto che disperderci, che è meglio andare d’accordo che farsi la guerra. Non basta.
Ma la guarigione, la conversione, sono frutto del sangue di Gesù. Abbiamo bisogno della grazia di Dio. Il Giubileo che stiamo vivendo in questo Anno Santo 2025 è offerta di grazia per chi si mette in cammino come pellegrino di speranza.
3,3 «Predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo»
La fraternità che unisce i discepoli, la comunione dentro la comunità è risposta alla vocazione ad essere figli dell’unico Padre, nella comunione con Gesù.
Non siamo povera gente precaria destinata a morire, ma siamo figli amati chiamati a partecipare della vita di Dio. Abbiamo buone ragioni per avere stima di noi stessi. Abbiamo buone ragioni per aver stima degli altri: tutti siamo chiamati con una vocazione santa, «per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità».
Dunque la salvezza della città, un futuro promettente per l’umanità devono essere motivo per cercare le buone ragioni per essere uniti. E le buone ragioni sono la parola di Gesù che chiama, il sangue di Gesù che lava le nostre colpe, la vocazione ad essere figli di Dio.