Di che cosa ha bisogno la città?
Gli diede potere di pronunciare giudizi (Sir)
Nella molteplicità delle voci delle chiacchiere insignificanti abitate solo dalla banalità sembra che il pensiero sia umiliato, nei luoghi comuni indiscutibili suonano talora isolate e necessarie le parole sapienti. Ma la città ha finito per riconoscere l’autorevolezza di discorsi ispirati dalla sapienza.
La gente semplice e sincera che la comunicazione mass mediatica cerca di istupidire per ridurre tutti a consumatori, accoglie come un invito gradito e come una luce attesa parole e discorsi che aprono altri orizzonti e invitano ad alzare il capo.
Di che cosa ha bisogno la città? Possiamo dire che ha bisogno di persone sagge che parlino con autorevolezza e che dicano la verità.
Di che cosa ha bisogno la città?
Nella consuetudine alla menzogna e alle disoneste intenzioni si strutturano ideologie. L’ideologia ha abitato e abita la città. L’ideologia non ammette dissenso, zittisce con il disprezzo o anche con la violenza chi non si adegua al consenso. L’ideologia ha abitato la città e ha generato frustrazione, confusione, tensioni violente, sia nei tempi della dittatura, sia nel tempo del terrorismo, sia nel tempo del consumismo, sia nel tempo dell’individualismo inappellabile. La storia racconta delle vite rovinate e dei tempi oscurati dalla ideologia.
In ogni grigiore di ideologia le persone libere e sincere dichiarano di aver bisogno di una parola che permetta di sperare una verità, di intravedere una via promettente che renda liberi e disponibili all’incontro.
Di che cosa ha bisogno la città? Possiamo dire che ha bisogno di persone sincere che dicano la verità.
Di che cosa ha bisogno la città?
Nella ricerca ossessiva di popolarità, nell’impegno a costruire il consenso e ad attirare l’attenzione, quando si ha certezza di esistere solo nell’apparire e si può avere stima di sé solo perché si è molto cercati, fotografati, citati, abita la paura della solitudine e dell’insignificanza e diventano obbligatori modelli di uomo e di donna che corrispondano ai canoni estetici correnti. Quando per essere accettati è imposto un modello di bellezza, di efficienza, di spregiudicatezza, la città produce persone come scarti: il difetto fisico diventa un marchio di emarginazione, invecchiare diventa una condanna intollerabile, la disabilità è censurata come una disgrazia.
Nel mondo artificioso dei modelli obbligatori, le persone che non possono conformarsi, le famiglie che accolgono i figli e i nonni così come sono hanno bisogno di una parola amorevole, che benedica, come una madre che ha cura dei propri figli.
Di che cosa ha bisogno la città?
Nella incomunicabilità che separa le persone e divide le famiglie e favorisce pregiudizi che separano e contrappongono, la città sembra destinata a frantumarsi in ghetti impenetrabili. La città in frantumi genera la paura, induce a cercare l’isolamento, a ritenere la solitudine più rassicurante che la comunità, a ritenere l’indifferenza una forma saggia per difendersi dai fastidi.
Nella città minacciata di finire in frantumi le persone che desiderano l’incontro, che sentono promettente la solidarietà, che provano una gioia vera nel fare il bene e nell’essere generosi hanno bisogno di una parola che raduni, di una comunità che accolga, di una profezia di fraternità.
Di che cosa ha bisogno la città? Oggi, celebrando la memoria del Beato Card. Schuster, rivolgendo al Signore una preghiera di suffragio e di riconoscenza per i vescovi defunti, noi riconosciamo che la Chiesa Milanese e i vescovi che il Signore ha chiamato a servirla ha offerto una risposta ai bisogni della città.
Schuster, Montini, Colombo, Martini, Tettamanzi sono stati una presenza che ha saputo parlare non solo alla comunità cattolica, ma a tutti i cittadini. Dobbiamo riconoscere la rilevanza della presenza della Chiesa nella società civile.
I vescovi che ricordiamo hanno saputo testimoniare una parola edificante nel contesto della deprimente banalità, hanno saputo offrire una parola libera e uno spunto critico nel contesto dell’aggressiva ideologia, hanno saputo diffondere la simpatia per ogni uomo e per ogni donna, a partire dai più fragili nel contesto dominato dalla ossessione dell’apparire, hanno saputo convocare una comunità nel contesto dell’individualismo.
La Chiesa è presente in città come un contributo per edificare una città migliore. Chiediamo l’intercessione dei nostri vescovi per essere all’altezza della tradizione che ci ha generati e della missione che ci è stata affidata.