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Tuo redentore è il Santo di Israele; è chiamato Dio di tutta la terra

Domenica Ultima dopo l’Epifania “Del perdono”. Visita Pastorale (Melzo Comunità Pastorale “Divina Misericordia” Cambiago-Gessate-Bellinzago Lombardo - 10-11 febbraio 2024

10 Febbraio 2024

1. La visita pastorale.

La visita pastorale è l’occasione per dirvi: voi mi siete cari. Voi mi state a cuore. Normalmente il vescovo esprime la sua sollecitudine per le comunità inviando i preti e coloro che ricevono dal vescovo il mandato di prendersi cura della Chiesa nel territorio. La visita pastorale è l’occasione per dirlo di persona.
La visita pastorale è l’occasione per mettere in evidenza la dimensione diocesana della Chiesa. La Chiesa non è la singola parrocchia, ma la comunità diocesana presente nel territorio, unita nella comunione con il Vescovo, impegnata a condividere le risorse e la passione per il Vangelo in una particolare città. Il vescovo viene a invitare a coltivare la dimensione diocesana, a partecipare alle iniziative, a raccogliere le proposte, a stringere legami di collaborazione con le altre parrocchie del territorio. L’esperienza della Comunità Pastorale “Divina Misericodia” offre una immagine promettente. Si è detto nel Consiglio Pastorale: “ci siamo accorti che quando camminiamo insieme facciamo cose belle” (cfr Relazione Consiglio Pasostorale, 1). L’inserimento nella pastorale decanale e la recezione delle proposte diocesane e la partecipazione alle convocazioni diocesane è necessaria per mantenere vivo il senso di appartenenza alla Chiesa e per esplorare insieme vie di evangelizzazione adeguate al nostro tempo. 

La visita pastorale è per condividere l’ascolto della Parola che è stata annunciata in questa celebrazione eucaristica per domandarci: che cosa dice il Signore a questa comunità, in questo momento del cammino a questo percorso delle parrocchie verso la comunità pastorale, in questa città, in questo tempo di Chiesa?

 

2. Volto e missione della Chiesa

2.1 Tornò a casa sua giustificato
Due uomini vanno al tempio. Cercano l’incontro con Dio. Sono devoti. Ma si mettono di fronte a Dio in modo molto diverso. Gesù racconta la parabola per porre a noi, uomini e donne devoti la domanda: “Perché cerchi Dio? come cerchi l’incontro con il Signore?”.
La prima domanda della visita pastorale riguarda l’atteggiamento personale e i rapporti dentro la comunità cristiana. Siamo chiamati a essere la Chiesa in cui si raccolgono i peccatori perdonati, quelli che invocano la misericordia di Dio: o Dio abbi pietà di me peccatore!
Il rimprovero di Paolo [tu perché giudichi tuo fratello?] rivela che la tentazione di giudicare, di coltivare la presunzione di essere migliore degli altri, di etichettare le persone rinchiudendo le persone in una categoria, in un pregiudizio è sempre presente dove c’è un cuore umano. Ogni cuore umano ha un angolo di meschinità.
Quale comunità siamo chiamati a costruire? Chi si fa avanti per prendersi la responsabilità di contribuire a disegnare il volto della Chiesa che abita in questo territorio?
Il rinnovo del Consiglio Pastorale, il modo di svolgere il proprio servizio, la cura per i rapporti, l’attenzione per il servizio vicendevole, la generosità del volontariato non sono cose da fare, ma stili da praticare.
La vita della nostra comunità è attraente per tutti? è accogliente verso coloro che sono maggiormente in difficoltà?
“La nostra comunità pastorale si è impegnata a costruire e custodire la comunione tra le parrocchie e tra le persone, per una missione evangelizzatrice … comunione per la missione” (cfr Relazione CP, 1)

2.2 Piuttosto fate in modo di non essere causa di inciampo o di scandalo per il fratello.
Lo stile con cui vive la comunità cristiana non è funzionale soltanto al trovarsi bene insieme.
Abbiamo una parola da rivolgere anche al fratello che “sta fuori o si sente fuori” dalla Chiesa. La comunità cristiana vive per la missione. Il Signore è chiamato Dio di tutta la terra. La volontà di Dio è che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità. Dove troveranno la verità, dove la speranza? Dove la promessa che offre una indicazione per vivere la vita non come un destino pesante da portare, come una destinazione inevitabile alla morte e al nulla?
La comunità cristiana ha la responsabilità della testimonianza. Non si accontenta di conservare bene tutto quanto ha ricevuto, non gli basta di essere ben organizzata e di offrire molte premure, attenzioni, servizi.
Siamo mandati nel mondo per portare il lieto annuncio della misericordia con cui Dio ci ha amati e salvati. L’esperienza dell’annuncio del Natale di cui si sono fatti carico di “visitatori” che passano di casa in casa (cfr Relazione Consiglio Pastorale, 1-2) è un segno promettente. Il Signore conservi lo zelo e la gioia di portare il vangelo di casa in casa.