1. La rassicurante solitudine
La casa dove abita la paura si chiude, si difende. Si sente assediate dal sospetto che gli altri siano una minaccia e perciò costruisce barriere difensive si trasforma in fortezza per essere impenetrabile; si vergogna di quello che c’è in casa e teme che gli altri scoprano in loro ciò che vuole nascondere e perciò non fa entrare nessuno. Nella casa trasformata in fortezza vivono il principe e i suoi amici. Vivono tra loro, come se il mondo non esistesse; vivono e cercano distrazioni per la loro noia e anestetici per la loro paura. Perciò ci sono musica e spettacoli e banchetti.
Un giorno un viandante bussa alla porta della vite abitate dalla paura: quel giorno però c’era festa e baldoria e nessuno si accorse del viandante che bussava alla porta.
Il giorno successivo il viandante bussò ancora alla porta della vita abitata dalla paura: arrivò finalmente un amico del principe, aprì di malavoglia e già pensava di cacciare il viandante: “Che cosa vuoi? Perché bussi alla porta del principe?”
Il viandante rispose: “devo incontrare il principe, ho una cosa per lui e per quelli che abitano in casa”.
Ma l’amico del principe rispose sgarbato: “Il principe non ha bisogno di niente e neppure noi, vattene via!”
Ma il viandante insisteva: “devo incontrare il principe, ho una cosa per lui”
L’amico del principe si arrabbiò: “Vattene via, qui non puoi chiedere l’elemosina; qui non puoi vendere niente. Vattene via!”
Ma il viandante continuava a insistere: “Devo vedere il principe e i suoi amici, ho un dono da parte di Dio!”.
L’amico del principe di arrabbiò fino a bestemmiare: “Il principe e noi tutti facciamo le nostre devozioni e le nostre preghiera. Che cosa ne puoi sapere tu, viandante, di Dio e dei suoi doni? Che cosa sarebbe questo dono da parte di Dio?”
L’amico del principe finì per ammettere il viandante alla presenza del principe a motivo della sua ostinazione.
“Viandante molesto, che cosa hai da darmi da parte di Dio? Io faccio le mie devozioni, do alla chiesa la mia offerta. Sono un bravo cattolico e non faccio niente di male. Che cosa mi porti da parte di Dio?”.
La risposta del viandante suonò piuttosto inquietante: “Io non ti porto né oro né argento, non ho né comandamenti né precetti. Io da parte di Dio ti porto domande”.
2. “Gesù, giunto nella regione di Cesarea di Filippo domandò ai suoi discepoli…”
Non si sa come sia andata a finire la storia del principe chiuso nel suo castello in cui crede di essere al sicuro dalla paura, ma forse la storia parla anche dei discepoli di Gesù e anche di noi.
Gesù infatti viene da parte di Dio e pone domande ai suoi discepoli: Ma voi chi dite che io sia?”.
Chi vive abitato dalla paura si chiude in solitudini inaccessibili e se qualcuno bussa per entrare nel segreto dei cuori viene respinto come un disturbo. Forse riteniamo di credere in Dio perché diciamo delle preghiere, frequentiamo delle celebrazioni, partecipiamo alle opere buone, come se la religione fosse qualche cosa che noi facciamo per un Dio qualsiasi. La paura di essere inquietati da un accomodamento rassicurante nei pregiudizi o la paura che vengano alla luce le parti di noi e della nostra vita che non ci piacciono di cui ci vergogniamo inducono a vivere di distrazioni, di cose da fare. E anche il rapporto con Dio rimane esterno, esteriore. La nostra intimità profonda è indisponibile e forse anche noi non la visitiamo volentieri: abbiamo paura di trovarci un vuoto? Un mostro?
Gesù bussa perché vuole farci dono della domanda, come ha fatto con i suoi discepoli. Gesù rivela che Dio non è un essere misterioso, inaccessibile, che si può rinchiudere in pregiudizi che lo rendono insignificante. Dio è vivo, Dio vuole entrare nella nostra vita per donarci la sua vita, Dio si rivela in Gesù. Dio rivela di essere vivo non perché ascolta i nostri canti e le nostre preghiere, ma perché bussa alla nostra vita con la domanda di Gesù: Ma voi chi dite che io sia?
La risposta di Pietro è ancora molto ingenua e imperfetta: i discepoli dovranno ancora e ancora rendersi conto che Gesù bussa alla porta e porta ancora domande.
Anche noi siamo chiamati a vigilare, a riconoscere che Gesù viene da parte di Dio e continua a donarci la domanda perché desidera entrare nella casa abitata dalla paura per farvi risplendere la gloria di Dio.
3. Anni di ministero, motivi di festa.
La celebrazione degli anniversari di ordinazione di don Angelo e di don Roberto è una occasione per ringraziare il ministero dei preti che in nome di Gesù continuano a porre domande e a incoraggiare ad aprire il cuore perché entri il Signore.
Ma anche per don Roberto e don Angelo e per tutti noi è sempre il giorno in cui siamo chiamati a vigilare: anche oggi il viandante imprevedibile viene a bussare alla porta della nostra casa e in nome di Dio ci dona la domanda.