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San Carlo dichiara il suo amore per la Chiesa Ambrosiana e per la sua bellezza

Solennità di san Carlo Borromeo, Milano, Duomo – 4 novembre 2024

4 Novembre 2024

“Lasciate che io canti il mio cantico per la bellezza della Santa Chiesa di Dio.

Io canto della bellezza originale dello spettacolo della Chiesa universale, della moltitudine che nessuno può contare di coloro che portano il sigillo del Dio vivente; io canto della bellezza di contemplare riuniti in un solo luogo uomini e donne da ogni angolo del mondo, da ogni lingua, popolo e nazione, come è stato per l’Assemblea sinodale appena conclusa: convocati e contenti di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio. Io canto la fierezza e lo stupore perché in nessun luogo della terra, in nessuna istituzione degli uomini si dà questo convergere in comunione, per un servizio volonteroso e paziente.

Canto della bellezza della Sposa dell’Agnello: per lei lo Sposo dà la vita, perché sia santa, immacolata, introdotta alle feste di nozze nel cuore della Trinità, partecipe della vita del Figlio, “come il Padre conosce me e io conosco il Padre”, così la Sposa conosce lo Sposo.

Canto della bellezza della comunione desiderata e impossibile, fatta e disfatta, radunata dallo Spirito per essere un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione e frantumata dai puntigli e dai risentimenti, dalle incomprensioni e dalle ferite antiche. Canto la bellezza della comunione nella Chiesa e la invoco e la raccomando e supplico di manifestare i segni del cammino verso l’unità con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore. Canto della moltitudine immensa delle persone che edificano la comunità, dei preti dedicati, dei santi della porta accanto, di quello “che ci sono sempre” e sono anche capaci di lasciare il posto.

Canto la bellezza della serva dell’Altissimo, di questa presenza che mentre offre il suo servizio è guardata con sospetto, di questo amore tenace che continua curarsi dei più fragili e poveri circondata dall’indifferenza, dall’ottusità, dalla stupidità dei ricchi e dei potenti. Continuo a cantare di questa folla di uomini e donne che provano simpatia per l’umanità ed è ricambiata dall’antipatia e dal disprezzo. Continuo a cantare di quella pazienza e mitezza della comunità che continua ad amare e a servire tutti, anche coloro che si sentono in diritto di criticare e di pretendere. Continuo a cantare di quella misericordia che prova compassione dell’umanità ferita e avverte di essere compatita e disprezzata.

Canto la bellezza di quest’opera prodigiosa della riforma della Chiesa, sempre santa e sempre peccatrice. Canto di questa stupefacente disponibilità a riconoscere i suoi peccati e a cercare percorsi di rinnovamento, dentro una umanità che più che convertirsi trova giustificazione ai suoi delitti, più che rinnovarsi difende con arroganza le sue pretese. Canto dell’umiltà della Chiesa peccatrice. Canto del suo cammino verso la Gerusalemme del cielo”.

Così forse San Carlo potrebbe esprimere i suoi sentimenti verso la Chiesa, così: con un cantico d’amore. San Carlo si è espresso in molti modi: con le sue prediche, anche quelle noiose, con i suoi provvedimenti, quelli lungimiranti e quelli del puntiglio, con le sue lacrime e la sua dedizione tenace, volontaristica, infaticabile fino all’esaurimento. Viene da chiedersi, infatti, quale sia il principio generatore di un’opera così straordinaria come quella della applicazione del Concilio di Trento alla riforma della Chiesa.
Certo ci sono tanti aspetti e si possono fare tanti discorsi. Ma credo che al principio ci sia un amore appassionato per Gesù e quindi la condivisione del desiderio di Gesù di rendere bella, santa, immacolata la sua Chiesa.