1. Dove siamo?
Nell’inquietudine e nello smarrimento ci domandiamo: Dove siamo? Dove andiamo?
Ci viene forse spontaneo rispondere: siamo dentro una umanità impazzita, aggressiva, che si accanisce a farsi del male. Forse ci riconosciamo in quella gente dei tempi del re Sedecia che di fronte agli inviati da Dio per ricondurre al buon senso il popolo si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti al punto che l’ira del Signore raggiunse il culmine, senza più rimedio (2Cr 36,16). Forse ci riconosciamo nella vicenda tragica di san Sigismondo, assassino e penitente. Una umanità impazzita, destinata alla disperazione?
La parola del Vangelo ci rivela però che noi in realtà siamo nella preghiera di Gesù: Gesù ci raccoglie nella sua preghiera, si rivolge al Padre e prega per noi, per noi tutti.
In qualunque situazione ci troviamo, qualunque sia il momento che personalmente stiamo vivendo, noi siamo nella preghiera di Gesù: può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio: egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore (Eb 7,25).
2. Abitiamo, perciò, la speranza
Come vivono coloro che sono nella preghiera di Gesù?
Non hanno privilegi: faticano e soffrono come tutti gli uomini; non sono ineccepibili: sono fragili e peccatori come tutti; non vivono tra loro in una cittadella fortificata che li metta al sicuro: abitano dappertutto.
Hanno però qualche cosa che li rende riconoscibili.
Abitano infatti la speranza: percorrono le vie della terra, ma guardano oltre, come gente che non si identifica con il mondo, infatti non sono del mondo, come io non sono del mondo. Si distinguono dal mondo perché non identificano la loro vita con il destino del mondo e non hanno perciò mai una ragione per disperare. Certo viene da domandarsi: ma chi mi incontra mi riconosce a motivo della speranza?
Partecipano della gioia, perché Gesù ha pregato perché abbiano in sé stessi la pienezza della mia gioia. La gioia di Gesù è una gioia misteriosa. Non è un prodotto che si compra nella città mercato dove vendono di tutto. Vendono infatti tanta roba che tiene allegri, mangiare bene, bere in abbondanza, vestire in modo da farsi notare, prendere che po’ di chimica che rende euforici, quegli integratori che rendono efficienti, capaci di assicurare prestazioni eccellenti anche quando si è stanchi; vendono di tutto nel gran mercato del mondo. Ma la pienezza della gioia di Gesù non è in vendita. Perciò quelli che hanno tutto sono spesso così tristi. La pienezza della gioia di Gesù è un dono che ricevono quelli per cui Gesù prega, quelli che stanno nella preghiera di Gesù, che ascoltano le sue parole, che aprono il cuore al dono del suo Spirito. Molti sono scettici e non credono che ci sia vera gioia nell’amicizia con Gesù. La preghiera di Gesù per noi ottiene però, per quelli che credono, di passare dallo scetticismo allo stupore e alla riconoscenza. Certo viene da domandarsi: chi mi incontra riconosce in me la pienezza della gioia di Gesù?
Formano un cuore solo e un’anima sola. Sono una cosa sola, secondo la preghiera di Gesù: “tutti siano una sola cosa, come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho dato a loro, perchsè siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me” (Gv 17,21-23). Sembra che uno spirito maligno abbia seminato tra gli uomini un seme di discordia, un inestirpabile sospetto, una aggressività violenta. Lo Spirito di Dio invocato dalla preghiera di Gesù semina uno spirito di amore, di pace, di riconciliazione che rende i discepoli di Gesù un cuore solo e un’anima sola.
Certo viene da domandarsi: chi incontra le comunità cristiane, la nostra comunità, riconosce che siamo una cosa sola a motivo di Gesù?