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Quali sono le tue parole d’augurio, fratello?

Inizio anno scolastico, Milano, Istituto Sacro Cuore - 19 settembre 2024

19 Settembre 2024

Raccolgo dalla parola che è stata proclamata tre parole.

Formulo queste tre parole come imperativi, ma non come uno che comanda, piuttosto desiderando di non sottrarmi alla responsabilità di incoraggiare l’audacia e l’umiltà in una visione della vita come dono di Dio e vocazione alla felicità.

 

1. Ascoltate, ragazzi!

“Carissimo,
ho pensato a te che cominci un nuovo anno di scuola, con compagni nuovi, professori e personale nuovo, libri nuovi.
Ho pensato a te che sei in inquieto per mille domande e ti domandi: “Ce la farò? Ci sarà qualcuno con cui posso diventare veramente amico? Riuscirò a corrispondere alle aspettative dei miei? Come farò con matematica che è la mia bestia nera?”.
Ho pensato a te che sei sempre andato bene a scuola e adesso intravedi difficoltà mai sperimentate finora.
Ho pensato a te che ti accorgi di essere sempre distratto anche quando dovresti concentrarti
Ho pensato a te e ti scrivo queste poche righe per incoraggiarti a percorrere la via migliore che io conosca per vivere bene questo anno di scuola.
Ecco: “ascolta!”. Ascolta quello che dicono i professori, quelli brillanti e quelli noiosi: hanno un messaggio per te. Ascolta quello che dicono i libri, quelli facili e quelli difficili: si concentra in un libro un sapere di secoli. Ascolta quello che capisci e quello che non capisci: c’è un momento in cui la mente si apre come per una rivelazione.
Non dire mai: “Come è noioso il mondo!”. Ascolta! Parlano le pietre, parlano le piante, parlano gli amici.
Il tuo maestro migliore sarà quello che ti insegna ad ascoltare. Ascoltare e pensare. Ascoltare e fare domande. Ascoltare e ricordare.
Ecco: ascolta!

 

2. Parlate, maestri!

Carissimi (docenti, dirigenti, personale),
parlate. Parlate per dire parole che meritino di essere ascoltate. Parlate per condividere una conoscenza assimilata che ha affascinato voi e perciò può essere comunicata non come la consegna di un pacco ma come la seminagione di un fascino.
Parlate non per ripetere, ma per esporvi.
Parlate e, nel parlare, ascoltate: sappiate leggere i volti degli studenti, la loro attenzione e la loro noia, il gusto di orizzonti che si aprono e le pene, i drammi che si portano da casa.
Parlate con l’autorevolezza dell’esperienza e della competenza: non temete la concorrenza di quelle miniere di informazioni che si trovano in rete, piuttosto insegnate a orientare nella confusione dell’accumulo, nella superficialità che riduce la conoscenza a titoli sbrigativi e luoghi comuni.
Parlate e insegnate con la fiducia che la bellezza, la sapienza, la scienza sono desiderabili e persuasivi anche per questa generazione.
Parlate con la libertà adulta che non mendica il consenso, ma offre un servizio.
Parlate con la discrezione di chi vuole aprire percorsi di libertà e di autonomia, vigilando sulla tentazione di sedurre gli studenti per conquistarvi il ruolo di idoli dell’apparenza e dell’autocompiacimento.
Parlate senza presunzione, ma con l’autorevolezza di una vera competenza e il senso del proprio limiti, senza complessi di inferiorità e senza rinunciare alla fierezza e consapevolezza del proprio valore: anche l’umiltà è una forma di sapienza.

 

3. Fratelli, sorelle, decidete e aiutate a decidere.

Decidete, fratelli, sorelle; decidete, ragazzi e ragazze; decidete il passo possibile oggi, ma decidete; decidete di guardare all’orizzonte lontano e di mettervi in cammino con speranza.
Desiderate il definitivo contro l’insidia del provvisorio inconcludente, anche se si deve decidere un passo per volta.
Decidete a 18anni quello che a 18anni di può decidere. Decidete perché vi fidate di Dio; decidete perché vi fidate di chi vi consiglia con saggezza.
Decidete e aiutate a decidere anche voi adulti: il discernimento deve essere saggio ma non infinito; le esperienze sono istruttive ma non si vive di esperimenti.

 

Le parole che abbiamo ascoltato e il momento di grazia che stiamo vivendo suggerisce tre parole che possono incoraggiare il cammino: ascoltate, parlate, decidete.
Ho formulato degli imperativi, ma non voglio né mi compete dare ordini. Piuttosto vorrei tanto offrire stimoli a pensare, a confrontarsi con sincerità, ad assumere le proprie responsabilità.