1. L’imbarazzante originalità dei discepoli.
I discepoli di Gesù sono originali. I discepoli dei farisei digiunano, i discepoli di Gesù non digiunano.
I discepoli di Giovanni digiunano, i discepoli di Gesù non digiunano.
Ci sono devoti che digiunano spesso: fanno consistere la molta devozione in molte penitenze.
I discepoli di Gesù fanno consistere la devozione nella festa di nozze, nella gioia.
I farisei e gli scribi osservano il comportamento dei discepoli di Gesù con sguardo malizioso e cercano pretesto nel loro comportamenti per criticare. Ai discepoli di Gesù invece è imposto di non giudicare, di non criticare, piuttosto di osservare le persone intorno per provare compassione delle folle che sono smarrite, come pecore senza pastore e per riconoscere l’abbondanza della messe.
Amalek attacca il popolo di Dio confidando nel numero e nelle armi di cui dispone il suo esercito. Il popolo di Israele confida invece nella preghiera che Mosè sul monte rivolge a Dio a mani alzate pregando tutto il giorno.
I discepoli di Gesù sono originali.
2. Non conformatevi alla mentalità di questo mondo.
Celebrando il XXV di ordinazione e raccogliendo il messaggio delle letture ascoltate possiamo formulare l’augurio: non rinunciate all’originalità cristiana! Lo Spirito di Dio vi aiuti a custodire i tratti che caratterizzano i discepoli, vincendo la tentazione del conformismo, vivendo anzi la fierezza dell’originalità.
C’è infatti la tentazione del conformismo che assedia tutti i discepoli di Gesù.
La tentazione della pratica religiosa senza lo sposo, senza la presenza di Gesù.
Celebrare i santi misteri come un servizio da rendere ad altri e non come la comunione che salva, colma di gioia, libera da ogni paura.
Vivere le responsabilità del ministero e le fatiche quotidiane confidando nelle proprie forze, nelle proprie esperienze, nella propria abilità.
3. I tratti più necessari della originalità cristiana.
L’appartenenza alla Chiesa come una manifestazione riconoscibile. I discepoli, con il loro comportamento, si riconoscono come discepoli di Gesù. Questo è l’appartenenza che dà ragione del comportamento. Tutto il resto deve essere ricondotto a questo. Forse dobbiamo vigilare per non essere invece riconosciuti come gestori di istituzioni, come organizzatori di eventi, come proprietari di strutture.
Il segno dell’appartenenza è la gioia. La condivisione dell’amicizia di Gesù è una festa. Dobbiamo vigilare per non essere come tutti, inclini al lamento, abituati alle letture deprimenti delle situazioni e delle persone.
La fiducia nella preghiera come principio di energie per affrontare ogni lotta. Dobbiamo evitare di essere compatiti come persone indaffarate in mille cose e sempre di corsa.