1. La visita pastorale.
La visita pastorale è l’occasione per dirvi: voi mi siete cari. Voi mi state a cuore. Normalmente il vescovo esprime la sua sollecitudine per le comunità inviando i preti e coloro che ricevono dal vescovo il mandato di prendersi cura della Chiesa nel territorio. La visita pastorale è l’occasione per dirlo di persona.
La visita pastorale è il momento per riconoscere nel Vescovo il segno dell’unità della Chiesa e dell’appartenenza di ogni comunità all’unica Chiesa locale che vive nella Chiesa cattolica. Non si può negare che in questi anni, a causa del disastro della pandemia le comunità siano state messe alla prova, “il periodo pandemico ha segnato disastrosamente la vita comunitaria … un periodo di generale impoverimento della vita della Parrocchia e la ripresa è stata faticosa” (cfr Riflessioni del Consiglio Pastorale). La relazione tra le parrocchie della comunità pastorale non ha fatto molti progressi. La visita pastorale non è per fare l’analisi delle difficoltà e dei fallimenti, ma per esortare a cercare vie da percorrere, insieme, nel decanato, con le proposte che la Diocesi offre, con la fiducia che un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta.
La recezione semplice delle proposte diocesane, la partecipazione alle convocazioni diocesane, partecipando con il decanato a momenti condivisi consente di allargare gli orizzonti, di scambiare esperienze, forse di alimentare slancio e gioia per la missione della comunità cristiana in questo territorio
La visita pastorale è per condividere l’ascolto della Parola che è stata annunciata in questa celebrazione eucaristica per domandarci: che cosa dice il Signore a questa comunità, in questo momento del cammino a questo percorso delle parrocchie verso la comunità pastorale, in questa città, in questo tempo di Chiesa?
2. Il Signore Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto.
2.1 I credenti arrivano al bivio.
I credenti entusiasti dei suoi segni, i credenti trascinati dall’entusiasmo degli altri, i credenti convinti dalla curiosità, i credenti che non sanno più a chi credere hanno creduto in Gesù. Come tutti noi, per convinzione o per tradizione, per abitudine di famiglia o per la figura convincente di un prete che abbiamo incontrato, perché la parrocchia è una presenza viva, propositiva.
Però arriva il momento in cui Gesù chiede: ma voi volete credere o no? Voi volete scegliere la vita con me o la disperazione senza di me. Oggi diventa decisiva la questione della fede.
Il contesto suggerisce lo scetticismo come la scelta più intelligente: non credere a niente, rassegnarsi alla morte, vivere a caso, fare quello che si vuole, tanto “tutto è uguale, muoiono allo stesso modo il giusto e l’ingiusto.
Gesù si propone come la via della vita, chi crede in lui ha la vita eterna: in verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola non vedrà la morte in eterno.
La proposta di Gesù è così scandalosa e irritante che i giudei che gli avevano creduto raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui.
La proposta di Gesù è così necessaria per la nostra speranza che noi ci decidiamo a seguirlo con rinnovata convinzione.
2.2 Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli, conoscerete la verità e la verità vi far liberi (Gv 8,31).
Rinnoviamo la nostra decisione di fede: quindi ci disponiamo ad ascoltare la sua parola e a farne la luce per orientare il nostro cammino. Ascoltiamo la parola di Gesù perché ci rendiamo conto che la presunzione, l’indifferenza, la rassegnazione alla morte sono una forma di ottusità. La verità è che Gesù è la vita e ci conduce sulla via della vita fino al compimento.
Le considerazioni che sono più condivise nella Comunità Pastorale S Giovanni Paolo II insistono nel constatare la riduzione del numero di coloro che partecipano alla vita della comunità, alle celebrazioni e alle iniziative. La considerazione dei numeri è importante, ma non per alimentare scoraggiamento e rassegnazione. La pagina evangelica proclamata in questa celebrazione dice della impopolarità di Gesù e del rifiuto da parte dei Giudei che gli avevano creduto. Perciò non possiamo sorprenderci, piuttosto possiamo chiederci quale via siamo chiamati a percorrere. E il punto di riferimento irrinunciabile è Gesù, la sua parola, la sua presenza.
Abbiamo inviato Timoteo per confermarvi ed esortarvi nella vostra fede perché nessuno si lasci turbare in queste prove … voi siete la nostra gloria e la nostra gioia (1Ts 2,20ss). La fede in Gesù rende forti nelle prove e dona serenità, gioia, anche nei momenti difficili.
Mandai a prendere notizie della vostra fede. L’affetto di Paolo per i cristiani di Tessalonica lo rende inquieto, impaziente di sapere se siano perseveranti nella fede o se abbiamo ceduto alla tentazione di omologarsi all’ambiente in cui vivono. Questo esempio di Paolo ci richiama alla nostra responsabilità verso gli altri. La missione che il Signore affida a tutti è di prendersi cura della fede dei fratelli e delle sorelle.