1. Forse un restauro? Forse un adeguamento? Forse lavori di manutenzione straordinaria?
“Che fare?” si domandano in molti, quando vedono nella Chiesa i segni degli anni, i danni causati dalle tempeste, lo squallore dei depositi di cianfrusaglie trascurati per pigrizia.
Non parlo ovviamente delle mura e delle decorazioni, degli impianti e dei tetti. Parlo della Chiesa.
Che fare? forse ci sono di quelli che dicono: “Non c’è niente da fare. Ormai è i danni sono irrimediabili. Lasciate perdere. Ormai è inservibile. Non interessa più a nessuno. La Chiesa è finita”.
Che fare? forse ci sono quelli che dicono: “Si deve riportare all’antico splendore. Si tratta di una storia troppo gloriosa. Si tratta di un patrimonio ammirevole. Bisogna riportare all’antico: via tutte le innovazioni degli ultimi anni che si sono rivelate poco attraenti. La Chiesa è un tesoro inestimabile per la sua antichità, per la sua storia, per la sua gloria passata. La Chiesa è interessante, come una storia antica”.
Che fare? Noi siamo di quelli che dicono: “La Chiesa è viva, è la nostra casa, è la casa dove tutti sono invitati. La Chiesa non è un rudere da abbandonare. La Chiesa non è un museo da visitare. La Chiesa è la comunità posta come segno per tutta la città. La Chiesa è il popolo in cammino che continua ad attraversare i tempi per giungere al compimento nel Regno dei cieli. La Chiesa non è un monumento da visitare, ma la casa in cui noi celebriamo la gioia di essere discepoli del Signore e accogliamo il mandato di essere missionari. Ecco che cosa dobbiamo fare: fare risplendere la gloria di Dio che abita nella Chiesa. Perciò vogliamo ripulire dalla polvere della stanchezza, vogliamo riscoprire la meraviglia della grazia oltre la banalità dell’ovvio, siamo chiamati ad aprire ogni porta perché circoli l’aria nuova dello Spirito di Dio”.
2. Abbozzo di un manuale per la rivelazione dello splendore.
La comunità cristiana è la Chiesa chiamata a mettere mano all’impresa di far risplendere la bellezza dell’umanità rigenerata dalla Pasqua del Signore.
Forse si può abbozzare ad alcuni capitoli del manuale per l’impresa che siamo chiamati a compiere in questa generazione.
Il primo capitolo del manuale per l’impresa è intitolato: “apprezzare il tesoro”.
Il popolo mette mano all’impresa, trova le risorse, è disposto ai sacrifici necessari, perché apprezza il tesoro di cui è custode. Si sa, abbiamo questo tesoro in vasi di creta, ma è un tesoro irrinunciabile. Il tesoro è la grazia di essere in comunione con Gesù, il Signore vivo e fonte di vita, l’amico fedele e il Dio glorioso. Stare con Gesù è il bene irrinunciabile. Possono portarci via tutto e noi ne possiamo fare a meno. Ma non possiamo fare a meno di Gesù: coloro che sono ostili vogliono derubare la Chiesa delle sue ricchezze. È un furto. Diventeremo un Chiesa senza ricchezze, ma non possiamo essere senza Gesù. Coloro che sono ostili vogliono rovinare la reputazione, accusano ingiustamente e ci privano del prestigio sociale, culturale. È una calunnia. Diventeremo una Chiesa senza prestigio, ma non possiamo essere senza Gesù.
San Defendente ha accettato il martirio: possono portarmi via anche la vita fisica, ma non posso essere senza Gesù.
Il secondo capitolo del manuale per l’impresa è intitolato “speranza”.
L’impresa non è delegata alla buona volontà dei volontari o alla competenza dei professionisti. Ma è Dio stesso che opera per avvolgere ogni cosa dello splendore della sua gloria: convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù … la grazia, accresciuta per l’opera di molti, faccia abbondare l’inno di ringraziamento per la gloria di Dio (2Cor 4,14s).
Il capitolo della speranza è centrale nel manuale per la rivelazione dello splendore della gloria di Dio.
È anche un rimprovero: perché voi credenti siete spesso così scoraggiati, lamentosi, scontenti? Non avete letto che noi che siamo vivi veniamo consegnati alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale (2Cor 4,11).
La speranza è la forma della docilità allo Spirito del risorto. Vi troverà disponibili per la sua grazia?
Il terzo capitolo del manuale per l’impresa è “perseveranza”.
L’impresa di curare che nell’antica Chiesa risplenda la gioia e la gloria della novità giovane dello Spirito si predispone a sostenere fatiche, difficoltà, ostilità, fallimenti. Ma i discepoli sono capaci di resistere, di far fronte: siamo tribolati, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati (2Cor 4,8s).
Nessuno ha promesso ai discepoli impegnati nell’impresa una vita tranquilla, un contesto favorevole, risultati soddisfacenti. Quello che ci è stato promesso è che non saremo mai abbandonati.
Perciò noi perseveriamo: nella preghiera, nella missione, nell’affrontare le sfide del pensiero e dell’umanesimo contemporaneo.
Nella solennità di san Defendente, patrono potente di questa comunità, si avvia l’impresa di restaurare l’edificio storico, imponente, prezioso. Per questo si devono procurare progetti, permessi, risorse, maestranze.
Ma c’è un’impresa più importante e meno specializzata: si tratta di prendersi cura della comunità perché nella Chiesa antica e nuova, risplenda la gloria di Dio.
Perciò ho scritto i primi capitoli del “manuale per la rivelazione dello splendore”.
Il primo capitolo è intitolato “apprezzare il tesoro”.
Il secondo capitolo è intitolato “speranza”.
Il terzo capitolo è intitolato “perseveranza”.
Gli altri capitoli dovete scriverli voi, con la protezione di san Defendente.