Gaetano Pini, La colletta del cappello
Pietro Panzeri, profeta dell’ortopedia
Alessandro Codivilla, Il traghettatore
Riccardo Galeazzi, marchio di progresso
Demetrio Bargellini, difficile eredità
Antonio Poli, Il ricostruttore
Aldo Arienti, L’uomo, lo sportivo, il medico
Luigi Parrini, Alacre comandante
Luigi Randelli, Maestro di innovazione
Ernesto Zerbi, Ortopedico coraggioso
Romeo Ruffoni¸ Un’ardua missione
Giovanni Maria Peretti, l’ortopedico dei bambini
Vincenzo Pietrogrande, Maestro poliedrico
Nel paese degli attaccabrighe le domande non sono domande, ma insinuazioni, insulti, armi per ferire.
Gli attaccabrighe parlano, domandano, ma non ascoltano la risposta: parlano per contestare: “chi ti ha dato l’autorità di fare queste cose?” chiedono i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani.
Nel paese degli attaccabrighe Gesù evita di lasciarsi intrappolare dalle discussioni capziose, dai cavilli degli attaccabrighe: neanch’io vi dico in nome di chi faccio queste cose.
Il paese degli attaccabrighe non è rimasto solo a Gerusalemme: anche nel nostro tempo, anche nel nostro contesto sembra diffuso il gusto dei discorsi maliziosi, delle contestazioni pretestuose. Gli amici del bene cercano di evitare le discussioni inutili e l’impegno a convincere chi ha già deciso di aver ragione e di avere buone ragioni per attaccare brighe.
L’insegnamento di Gesù è di non lasciarsi intrappolare dal gusto delle parole aggressive degli attaccabrighe: i luoghi di lavoro, i ruoli di responsabilità richiedono piuttosto franchezza di parola, gentilezza di rapporti, disciplina della concentrazione per il servizio alla cura delle persone, allo sviluppo della ricerca, al servizio della comunità, del “valore pubblico”.
Nel paese degli attaccabrighe gli incontri non sono per un dialogo, ma per un contenzioso; nel paese degli attaccabrighe quello che uno fa non è considerato per il bene che offre, ma è considerato un pretesto per litigare.
Nel paese degli attaccabrighe, se tu fai una proposta non è apprezzata per il bene che promette, ma contestata perché l’hai proposta tu.
Gesù si è trovato di fronte attaccabrighe che contestavano il bene che faceva. Ha guarito il paralitico, ma era di sabato; ha aperto gli occhi al cieco, ma era di sabato; ha liberato uno dal demonio, ma era di sabato. Quindi non viene da Dio.
Ma Gesù non si è lasciato scoraggiare dell’ottusità meschina degli attaccabrighe. Invece ha continuato ad aver compassione dei malati e dei poveri, a costo di farsi odiare dagli attaccabrighe, fino al punto di essere condannato a morte.
Non solo a Gerusalemme c’erano attaccabrighe. Forse anche a Milano (a parte, si capisce, al “Gaetano Pini”). Ma Gaetano Pini e gli esponenti della borghesia milanese non si sono lasciati bloccare da gente litigiosa o ambiziosa che cercava visibilità. Piuttosto 150 anni fa hanno avviato quest’opera così benefica e gloriosa. Erano gente interessata non ai puntigli e alla conquista di prestigio, ma al bene comune, al valore pubblico (cfr introduzione in: L’istituto ortopedico Gaetano Pini a 150 anni dalla fondazione. Ieri, oggi e domani, Rubbettino, Milano 2023).
Nel paese degli attaccabrighe non contano le tue competenze, le tue buone intenzioni, i tuoi progetti: sanno già cosa rispondere prima che tu abbia aperto bocca per parlare. Infatti a loro interessa contestarti e attaccare brighe. Gli attaccabrighe di Gerusalemme presidiavano con ostinazione il centro religioso più importante della regione e difendevano il loro potere con ogni mezzo, attaccando brighe con tutti loro che mettevano in discussione il loro potere.
Gesù ha vissuto la sua missione, scelto i suoi collaboratori, senza ritenere di doversi inchinare ai potenti del suo tempo e senza usare criteri mondani per organizzare la sua comunità. Ha cercato di educare i suoi discepoli a interpretare la missione come un essere pronti a servire piuttosto che un pretendere di essere serviti.
Gli attaccabrighe non erano solo a Gerusalemme. Può essere che si aggirino anche nei palazzi del potere del nostro tempo. Gli attaccabrighe hanno i loro interessi e le loro intenzioni meschine. Perciò rivendicano posti di potere per ragioni cosiddette “politiche” piuttosto che come riconoscimento di meriti scientifici e di qualità del lavoro.
Ma la buona salute delle istituzioni e l’apprezzamento diffuso per una istituzione come l’Ospedale Ortopedico Gaetano Pini testimoniano che la responsabilità e il potere, i ruoli e i criteri sono quelli di essere a servizio, aver cura dell’efficienza e dell’affidabilità.