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L’editto del centenario

Centenario della configurazione della FOM come federazione diocesana, Milano, Duomo – 26 gennaio 2024

26 Gennaio 2024

Anche se sono rimasti in pochi a seguire Gesù, cioè solo Pietro, Giacomo e Giovanni, sono però quelli che ascoltano la sua parola e credono in lui. Gli altri piangono: sono disperati; gli altri deridono la speranza: la morte è ineluttabile e irrimediabile. Invece Gesù dice che la piccola è chiamata alla vita.

Si può dire che anche oggi sono rimasti in pochi a credere che l’umanità viva e sia chiamata a nuova vita. Gli oratori e tutti quelli che si dedicano a proporre percorsi educativi devono reagire a un atteggiamento diffuso di rassegnazione. Molti infatti non fanno che piangere e lamentarsi: la gioventù è morta, questa generazione di ragazzi è perduta. Molti poi deridono la speranza: che cosa volete fare, voi, ingenui discepoli di Gesù: non vedete che non c’è più niente da fare?

Gesù, invece, dice la verità: questa generazione di ragazzi e di ragazze non è morta, ma dorme. È un po’ intontita dal rumore e delle provocazioni continue di chi vuole renderli consumatori di quello che è in vendita. È un po’ stremata dal fatto di dover fare tutto, di dover fare presto, di essere all’altezza delle prestazioni che i genitori e gli altri si attendono. È un po’ sequestrata dalla seduzione dei social e dalla paura che tanti seminano dappertutto.
Però non è morta. Dorme. E gli oratori sono stati inventati per accompagnare anche questa generazione verso il suo futuro.

Celebrando l’anniversario della FOM ricordiamo il Card. Eugenio Tosi che ha orientato la FOM a compiere la sua missione verso tutti gli oratori della diocesi. Mi piacerebbe essere un santo vescovo come il Card. Tosi e orientare tutti gli oratori della diocesi a una missione che chiede convinzione, condivisione, partecipazione al cammino diocesano.

 

Perciò mi sono convinto a formulare un editto che definisce gli oratori milanesi in questo tempo e nel tempo che viene. L’editto si compone dei seguenti articoli:

1. La comunità degli adulti che hanno a cuore la trasmissione della fede.

Perché ci sia un oratorio è necessario che ci sia una comunità educante. Non solo un prete, non solo degli incaricati, non solo degli allenatori che si curano dello sport, dei baristi che si curano del bar, dei catechisti che si curano del catechismo, devo volontari che si curano della cucina. Una comunità educante: tutti quelli che nei diversi ambiti si curano dell’oratorio condividono la stessa passione, le stesse convinzioni. È gente che ha molte doti, ma non pretende di essere perfetta. È gente che non fa le cose per forza, ma per passione. È gente che ha una misteriosa riserva di gioia e di buona volontà. Non tutti sono teologi o ingegneri o intellettuali o manager. Una cosa hanno in comune. Vanno a messa la domenica e amano il loro oratorio.

 

2. Come è fatto un oratorio della diocesi di Milano?

2.1 C’è un ingresso e tutti possono entrare
. Tutti. Bambini, ragazzi, ragazze, adolescenti, giovani, genitori, nonni. Cattolici, ortodossi, musulmani, indù e buddisti. Tutti possono entrare. Ragazzi, giovani e adulti di ogni provenienza religiosa, culturale e nazionale. Tutti. Si chiede solo la buona educazione, il rispetto, la disponibilità a stare insieme.

2.2 Ci sono campi, luoghi per giocare, per fare festa. È un modo per dire che tutti quelli che entrano sono chiamati a partecipare a momenti in cui la vita e il gioco sono organizzati e momenti per stare con gli amici e le amiche. Non si chiedono prestazioni particolari, ma partecipazioni cordiali.

2.3 C’è la cappella, un luogo per pregare. Tutti sono invitati a pregare. Tutti sono invitati ad ascoltare il messaggio di Gesù, il Vangelo di Gesù, la proposta di vita di Gesù. Tutti sono invitati ad ascoltare: nessuno è costretto a pregare in un certo modo, ma tutti sono invitati a pregare, perché senza la fiducia in Dio la vita non ha senso.

2.4 In cappella c’è la lampada rossa che il vescovo ha regalato per invitare a pregare per le vocazioni. Nessuno deve essere una lampada spenta, cioè una possibilità di fare luce, di regalare allegria che però diventa un soprammobile inutile perché non si lascia accendere dal fuoco dello Spirito. La cura per l’educazione dei ragazzi e delle ragazze in sostanza è la cura perché ciascuno viva la vita come vocazione, insieme a Gesù, accogliendo il suo Spirito per ardere e realizzare la propria vocazione.

2.5 C’è il calendario. Non tutti i giorni sono uguali.

In calendario sono segnati gli appuntamenti diocesani, a Milano, a Roma, ad Assisi, allo stadio di san Siro. Se si manca a un appuntamento diocesano certo si perde qualche cosa. Perciò sono scritti in calendario, fin dall’inizio dell’anno: per non perdere l’occasione.
In calendario sono segnati gli appuntamenti decanali: gli oratori si incontrano soprattutto d’estate, per fare festa, per scambiarsi esperienze, per vincere (o anche perdere) nei tornei e nelle olimpiadi.

2.6 Ogni anno, ogni stagione ci sono i simboli, gli slogan, i canti e le danze proposte dalla FOM. Gli oratori della diocesi di Milano costituiscono una federazione perché vogliono condividere proposte, iniziative, messaggi. Tutto serve per entrare in oratorio giocare in oratorio, pregare e pensare alla propria vocazione e partecipare alle iniziative FOM.

 

Ecco l’oratorio: un gruppo di adulti, una entrata aperta a tutti, luoghi per giocare insieme, la cappella per pregare e chiedere a Gesù di poter vivere la propria vocazione, il calendario FOM e i programmi per non perdere belle occasioni diocesane.