1. Maria, sede della sapienza, insegna che la prudenza scuote la pigrizia del pensiero.
La prudenza non è una mediocrità tranquilla che vive di un pensiero stanco, di un linguaggio politicamente corretto, di un discorrere che ripete luoghi comuni e parole di moda.
Il pensiero pigro, il pensiero stanco è un modo di rinunciare a pensare, per lasciarci convincere dai pensieri obbligatori imposti con l’autorevolezza indiscutibile dei personaggi del momento. Il pensiero pigro è quello che si propone come il più intelligente perché non crede a niente. “Io sono agnostico, dice il personaggio dei social, non posso credere in Dio, ma rispetto quelli che ci credono; sono moderno, sono tollerante, o piuttosto sono indifferente”.
Il pensiero pigro impedisce l’esercizio della prudenza perché la prudenza è scelta da compiere ora e qui per fare il bene possibile, che un passo verso il bene eterno: ma che ne so io del bene? che ne so io della vita eterna?
Ora, noi abbiamo il pensiero di Cristo (2Cor 2,16), scrive Paolo.
Per reagire alla banalità e al conformismo del pensiero pigro, Maria si mette in ascolto, si lascia interrogare, continua a meditare quello che Gesù dice e quello che
“Figlio, perché ci hai fatto questo? …Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore (Lc 2,48.51).
Maria ci insegna a interrogare Gesù, ad ascoltare la sua parola, a meditare tutti gli avvenimenti e le parole della rivelazione di Gesù.
Imparare a pensare, ispirati dal pensiero di Cristo.
2. Maria, donna coraggiosa, suggerisce che la prudenza contrasta la rassegnazione.
Ci paralizza o almeno ci rende timidi l’inclinazione a credere che il male sia invincibile: davanti alla stupidità umana, davanti alla prepotenza, davanti a quelli che fanno paura e rendono schiavi gli altri, non c’è niente da fare.
Di fronte alla complessità delle situazioni e all’enormità della cattiveria, la viltà induce a lasciarsi cadere le braccia: io non posso farci niente!
Le guerre, le mafie, la corruzione hanno una potenza troppo spaventosa: meglio tirarsi da parte, meglio difendersi con l’indifferenza.
Ma il Vangelo attesta che Gesù opera nella vicenda umana generando uno stupore inquieto: “Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?” (Lc 4,36). La prudenza non è quella paura di esporsi, quel calcolo delle conseguenze che induce all’indifferenza del lasciar fare. Piuttosto Maria di fronte al bisogno che riconosce alla festa di nozze di Cana si fa avanti e pretende l’attenzione di Gesù: non hanno vino (Gv 2,3).
I discepoli imparano da Maria coloro che di fronte ai drammi che minacciano la vita e la gioia degli uomini almeno denunciano la situazione, almeno si danno da fare per cercare un rimedio. La prudenza non è quella astuzia che evita i castighi, ma quella capacità di scegliere il bene possibile e di compierlo subito.
3. Maria, donna della decisione, suggerisce che la prudenza contrasta l’indecisione.
Quelli che non decidono mai, quelli che rimandano sempre a dopo, quelli che non hanno mai a disposizione abbastanza dati, prove, argomenti per prendere una decisione non sono i prudenti ma i complicati e gli spaventati.
Ci sono infatti molte tentazioni di lasciar perdere, di aspettare la prossima occasione che è più favorevole, ci sono molte esitazioni di fronte a una scelta definitiva (il “per sempre”). In questo esitare senza motivi, ma piuttosto per paura, per una sorta di invincibile disprezzo verso gli altri, è sempre meglio rimandare, aspettare, vedere…
Di Maria si dice: “Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa in una città di Giuda” (Lc 1,39).
La prudenza non è l’insicurezza che induce a rimandare continuamente le decisioni.
Quando è il momento si deve decidere. Non l’azzardo temerario, ma la prontezza nel cogliere il momento.